UK, l'equo compenso non s'ha da fare

Inviato da harvey lomax il Mer, 08/06/2014 - 17:39
Argomento
Anche il governo inglese ne azzecca una ogni morte di regnante. Grazie infatti ad una nuova legge, dal prossimo primo ottobre la tassa dell'equo compenso andrà in pensione. Si tratta di quella tassa che si paga su tutti i dispositivi come cd, dvd, hard disk, masterizzatori, ecc, per compensare i detentori di diritto d'autore sulle eventuali, possibili, immaginarie copie delle quali detengono appunto la paternità.Entrata SIAE. Image by  Stefano Petroni Le società di raccolta di tali diritti, come la SIAE in Italia, riscuotono questo balzello, che da poco è stato generosamente aumentato dal ministro Franceschini, e lo distribuiscono fra autori, editori, ecc. (leggete qui per vedere come venivano redistribuiti alcuni anni fa i guadagni negli USA, per avere un'idea). La Gran Bretagna si è dimostrata anni luce avanti all'Europa ed all'Italia in particolare, abolendo tale medievale balzello, che il Sottosegretario alla Proprietà intellettuale del governo ha definito "inefficiente, burocratico e sleale e penalizza le persone che pagano per i contenuti". Parole sante, che però nel Belpaese suonano come eresia pura, stregoneria. Ha inoltre aggiunto "Questo permetterà ai consumatori più libertà di godere dei contenuti che hanno acquistato consentendo di fare copie personali per un esclusivo uso privato". Senza contare che i vari prodotti, vedranno il prezzo alleggerito dall'assenza della tassa, portando dvd, masterizzatori ed hard disk a prezzi decisamente più vantaggiosi per i consumatori, forse anche nei confronti delle altre nazioni della Comunità Europea (bisognerebbe calcolare, costo della vita, stipendi, valore della valuta, ecc.). In ogni caso è evidente che finalmente un governo nazionale ha riconosciuto l'inutilità e la penalizzazione per i consumatori che devono subire questa tassa iniqua. La copia privata sarà dunque libera in Gran Bretagna, a patto che privata rimanga. Così deve essere. Basta pagare tasse su prodotti per i quali già paghiamo più volte. L'Italia è rimasta alla preistoria, i detentori dei diritti non sono ancora arrivati a comprendere che i tempi sono cambiati, che i canali di distribuzione si sono moltiplicati e diversificati, che le spese addotte per la promozione non sono oggi più giustificabili, soprattutto a fronte di prodotti di così basso livello come quelli prodotti, con qualche eccezione dall'industria dell'intrattenimento nostrana.