Argomento
Ce l'hanno fatta! Il Partito Pirata è riuscito a superare il 7% in Svezia, paese dove è nato e dove vanta più seguaci. Si è dunque conquistato due seggi in Parlamento. Una grandissima vittoria, purtroppo non replicata nelle altre nazioni ove esso si presentava, tuttavia appare chiaro che finalmente, anche a livello politico, c'è qualcuno che potrà contrastare la nefasta influenza delle lobbies del copyright e tentare di proporre una riforma dello stesso. Certo, due seggi non sono molti, ma consentiranno comunque di presentare proposte serie, conoscendo la rete e le sue dinamiche in maniera approfondita, senza pregiudizi, non come invece accade per la stragrande maggioranza degli ex parlamentari che altro non facevano se non parlare a sproposito di internet, senza avere la più pallida idea di come funzioni. Il Partito Pirata è nato da persone che da sempre vivono e lavorano con la rete, da tecnici, appassionati, hackers, studenti, professionisti dell'IT. Spopola fra 30enni e 40enni, tra coloro i quali hanno una maggior dimestichezza con la tecnologia ed internet in particolare. Da sempre il Partito Pirata si batte per la difesa della privacy dei cittadini, e c'è da auspicare che i due europarlamentari riescano a far sentire la loro voce in tal senso. Ultimamente infatti sono piovute da più parti ed in più nazioni proposte addirittura sconcertanti per tentare di limitare la libertà e la privacy dei navigatori europei, usando la scusa del terrorismo e della pedofilia, ma in realtà cercando solo di avvantaggiare le lobbies del copyright nella loro lotto contro chi scarica illegalmente materiale protetto da diritto d'autore. In altri termini, per questi individui, il diritto d'autore va anteposto alla privacy ed alla libertà d'espressione, anche se questi insistono che i controlli vanno fatti per contrastare attività criminali. Si cerca in pratica di far passare l'idea che un crimine è comunque un crimine e vada quindi perseguito con ogni mezzo, non importa se si tratta di un ragazzino che scarica un brano musicale illegalmente oppure di un terrorista che pianifica un attentato. Pertanto se cercando in rete dei pedofili, trovo anche qualcuno che si è scaricato un film, bisogna perseguirlo allo stesso modo. Se i mezzi per cercare i terroristi esistono, tanto vale usare gli stessi anche per chi scarica illegalmente da internet. Idea impraticabile anche dal punto di vista economico visto che per ogni individuo che si intercetta vanno spesi dei soldi, e non è certo pensabile poter spendere lo stesso denaro per ogni individuo sul pianeta che scarica musica e films illegalmente (sono milioni). Col Partito Pirata al Parlamento Europeo, si spera che quantomeno si inizi a parlare realisticamente delle problematiche connesse ad internet, e che governi e lobbies dell'intrattenimento si convincano una volta per tutte che il vecchio modello di diritto d'autore non può non essere riformato. Che essi si rendano conto che lo scambio di files di vario tipo (musica, multimedia, software, ebooks) senza fini di lucro tra utenti della rete è un'attività consolidata, e tale scambio esisteva anche prima di internet. E nessuno potrà fermarlo, solo un idota lo penserebbe. Già oggi esistono mezzi per aggirare filtri e restrizioni vari, e ciò significa che la strategia del terrore che le lobbies, di concerto con certi governi, hanno fino ad ora utilizzato, ha portato solo ad un innalzamento del conflitto con gli utenti. Al di là di tutto ciò, il risultato del Partito Pirata svedese dimostra senza ombra di dubbio una cosa: il popolo della rete si sta svegliando ed intende reagire. Ed ora sono cavoli vostri!
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