Sacom rincara la dose su Foxconn: FLA non ha detto tutto

Inviato da harvey lomax il Mer, 04/11/2012 - 13:00
Argomento

La Students and Scholars Against Corporate Misbehaviour (Sacom), contesta il rapporto di Fair Labor Association su Foxconn  International Holdings Ltd 富士康科技集團: omessi importanti aspetti sulle condizioni di lavoro.


Sacom è un'organizzazione no profit fondata nel 2005 ad Hong Kong, che si è anche occupata delle condizioni di lavoro presso la Disneyland di Hong Kong.

Innanzitutto secondo FLA il 61% circa degli intervistati ha riferito di essere sottoposto a stressanti condizioni lavorative, derivanti dalla pressione esercitata dai superiori. Sacom riferisce invece che le confidenze raccolte presso i dipendenti negli ultimi due anni, dipingono un quadro molto più allarmante: molti operai asseriscono di sentirsi come delle macchine in fabbrica, di essere sottoposti a continue umiliazioni ed insulti da parte del management. Talvolta costretti per punizione a fare ammenda scritta oppure a ricopiare citazioni del CEO, come a scuola. A Chengdu 成都 vengono anche sottoposti ad un sorta di addestramento militare.

FLA ha ribadito la forte incidenza di infortuni sul lavoro, ma secondo Sacom non si è soffermata a sufficienza sui rischi derivanti dall'utilizzo dei prodotti chimici impiegati: gli operai non sanno cosa utilizzano e a quali problemi possono andare incontro. Il rischio di malattie occupazionali sarebbe quindi elevato.

L'aspetto che però ha maggiormente suscitato sdegno, è quello riguardante l'utilizzo di studenti per stage all'interno delle fabbriche, aspetto sottovalutato dal rapporto FLA. Studenti di lingue, giornalismo, turismo, sarebbero stati utilizzati come lavoratori estremamente flessibili all'interno dei procedimenti produttivi durante i momenti di picco, per periodi variabili dai 3 ai 12 mesi. I college, le università, fungono da agenzie del lavoro, di fatto obbligando gli studenti a prestare la propria opera presso le fabbriche Foxconn, pena l'impossibilità di concludere il proprio ciclo di studi. Un'indagine del quotidiano inglese The Guardian conferma le condizioni estremamente dure. Taluni chiedevano di lavorare durante le vacanze, ma le promesse in fase di reclutamento si rivelavano mendaci. Paghe più basse, 10 ore di lavoro al giorno per 7 giorni alla settimana, talvolta senza nemmeno una pausa. E come detto, esposizione a prodotti chimici, come il metiletilchetone o butanone, un composto tossico utilizzato per togliere le imperfezioni di colore dai prodotti. Gli studenti non sono tutelati (anche se poco) come gli impiegati regolari, per questo spesso svolgono le mansioni più rischiose. Si parla di decine di migliaia, sino ai 100.000 utilizzati a Shenzhen 深圳 nell'estate del 2010, nel periodo caldo dei suicidi in fabbrica.
Oltre al fatto di effettuare un lavoro che nulla ha a che vedere col proprio ordine di studi, assolutamente grave il comportamento tenuto da quegli istituti scolastici, che minacciano gli studenti, millantando pure ordini provenienti dai governi locali. Sicuramente i dirigenti di tali istituti avranno avuto il loro tornaconto in tutto ciò.

Sacom indica poi che sebbene si tenti di ridurre gli orari di lavoro, tagliando gli straordinari, spesso gli operai sono costretti a lavorare più velocemente. Il tasso di turn-over molto elevato, calcolato nel 35% annuale, è indice delle condizioni estremamente pesanti.

Infine, ambedue le associazioni no profit notano che i sindacati delle fabbriche sono in controllati dal management delle stesse, e di conseguenza anziché difendere i lavoratori, si preoccupano dell'immagine dell'azienda. Sacom auspica che si possa giungere quanto prima a delle elezioni democratiche dei rappresentanti dei lavoratori.