L'India ha quasi raggiunto la Cina

Inviato da harvey lomax il Gio, 12/08/2011 - 17:15
Argomento
Non per numero di abitanti. Non per questioni economiche. Parliamo di censura. Quella cosa che tanto va di moda tra i governi di tutto il globo, ma che ultimamente sembra essere divenuta il giocattolo preferito delle cosiddette democrazie occidentali. Non serve andare tanto indietro nel tempo per riportare alla memoria la vicenda che coinvolse Research In Motion, l'azienda canadese produttrice del Blackberry, ed il governo indiano. Quest'ultimo pretendeva di avere libero accesso alle comunicazioni effettuate attraversoil noto smartphone, e perciò aveva richiesto le chiavi di cifratura per i servizi di email ed instant messaging. La scusa addetta, come sempre, era quella della prevenzione di atti terroristici; tuttavia è noto che una volta implementato un meccanismo atto ad intercettare, non è possibile discernere l'argomento, e pertanto è possibile conoscere il contenuto di qualunque tipo di messaggio, politico, sessuale, religioso, economico, ecc, e questo poi essere utilizzato per fini diversi da quelli dichiarati.
Ora però l'India si è superata, andando a sfiorare il primato censorio dei vicini del paese di Mao. Il governo ha infatti richiesto ai giganti stranieri dell'IT di monitorare, di controllare, di sorvegliare tutto quanto viene postato attraverso i loro network. Compagnie come Microsoft, Google, Facebook, Yahoo dovrebbero utilizzare i propri impiegati (cioè non in modo automatico) per controllare quanto viene scritto dagli utenti di internet, alla ricerca di contenuti ritenuti diffamatori, oltraggiosi, sovversivi. Non solo, ma tali contenuti dovrebbero, sempre secondo la volontà del governo indiano, essere cancellati prima di comparire sul web! Anche una capra potrebbe ben comprendere l'assurdità di una tale richiesta, sia dal punto di vista sociale, ma soprattutto tecnico e pratico: quanti impiegati occorrerebbero per un simile lavoro? Chi pagherebbe? Chi controllerebbe gli impiegati? Aggiungiamoci anche varie ed eventuali. E' così che gli Indiani si avvicinano sempre più ai vicini Cinesi, in materia di censura e controllo dell'opinione pubblica.
Al momento le aziende interessate, non paiono favorevoli ad accettare le condizioni imposte. Ma si sa che è sempre il dio denaro a comandare. Intanto, visto il diniego, ci si prepara ad introdurre misure di controllo alternative. Gli Stati Uniti hanno più o meno velatamente richiamato l'India, ma il ministro delle comunicazioni Kapil Sibal ha ribattuto dicendo che il suo paese rispetta la libertà d'espressione, ma che siti come Facebook, Google, ecc contengono immagini che possono offendere il popolo indiano e la sua religione.
Ma se è così, cosa te le guardi a fare?