Argomento
Nella serata di ieri, 28 novembre, Wikileaks ha iniziato a rilasciare i tanto temuti documenti.
Subito i media di mezzo mondo hanno iniziato a commentare i risvolti delle imbarazzanti missive rivelate dal sito spia. Anche in Europa, ed in Italia, non sono tardate le dichiarazioni di vari esponenti politici. Negli incartamenti dell'ambasciata USA si legge che Berlusconi viene definito "incapace e vanitoso", "portavoce di Putin", "dedito a festini". Di certo non una rappresentazione edificante per il premier italiano, ma non è che gli altri leader siano considerati tanto meglio. Gheddafi ipocondriaco, Sarkozy permaloso ed autoritario, Angela Merkel definita "teflon" "avversa al rischio, raramente creativa", Ahmadinejad "il nuovo Hitler", Kim Jong-il "vecchio rimbecillito", Karzai "paranoico, con un fratello narcotrafficante e circondato dalla corruzione", Putin, "egocentrico e machista", Mugabe "vecchio pazzo", ed i governanti dela Cina, che pensano solo all'egemonia della loro nazione.
Secondo il ministro Frattini, si tratta dell'"11 settebre della diplomazia", ed accusa Wikileaks di voler "distruggere il mondo". Berlusconi invece ritiene le affermazioni nei suoi confronti un mucchio di falsità, opinioni di funzionari non di primo livello.
Gli Stati Uniti, ancora una volta, accusano Assange, il fondatore di Wikileaks, di mettere in pericolo vite di persone innocenti, ed intendono ora perseguirlo penalmente. I rappresentanti dell'ONU, compreso il segretario Ban Ki-moon che pare essere stato vittima di spionaggio da parte degli USA, ricordano intanto che gli Stati Uniti devono rispettare gli accordi internazionali e l'immunità diplomatica. Altri leader di altri paesi non hanno commentato o si sono riservati di farlo in futuro. Ciò che è certo, è che la diplomazia a stelle e strisce uscirà dalla vicenda con le ossa rotte. Il quadretto idilliaco che da sempre viene dipinto fra USA ed i suoi alleati non è più tale, appare invece chiaro come la visione del mondo sia divisa nettamente in due: da una parte gli Stati Uniti e dall'altra tutti gli altri, amici o nemici che siano. Certo, quelle che si leggono sul sito di Wikileaks sono spesso solo opinioni personali di singoli funzionari, ma gli stereotipi che ne emergono danno una chiara idea della visione politica del mondo che questi hanno. Nessuna meraviglia se Kim Sung Il viene definito un "vecchio imbecille", visione probabilmente condivisa da molti; tuttavia la scarsa considerazione verso molti leader alleati e verso l'ONU, dimostra chiaramente come gli USA si considerino al di sopra delle parti, immuni da regole, sempre pronti ad imporre la propria volontà, spesso con mezzi illeciti. Non che altre nazioni si comportino tanto meglio, ma c'è una grossa differenza tra una Cina, che tutti sappiamo essere illiberale ed antidemocratica, che però non fa quasi nulla per nasconderlo, e gli USA che da sempre si proclamano paladini della democrazia, della giustizia e della libertà. La diplomazia dei falsi sorrisi è stata smascherata, anche agli occhi di quelli che ancora ci credevano. In un mondo dove ognuno guarda al proprio orticello, non ci si può aspettare altro. Difficilmente vi saranno stravolgimenti a livello diplomatico; forse qualche rimozione di funzionari, scuse ufficiali e accordi economici per fingere che nulla sia successo. Ora però l'opinione pubblica, anche quella che passa le giornate a guardare reality in tv, sa. E forse qualcuno di quei cervelli rimbambiti dai media ufficiali, da notizie scontate e pilotate, incomincerà a porsi delle domande. Magari a usare un po' di più la propria testa ed a non subire passivamente le informazioni preconfezionate propinate dai telegiornali. La realtà e ben diversa da come questi tentano di farcela vedere. Wikileaks ancora una volta ce lo ha dimostrato, ed a nulla valgono le lacrime di coccodrillo di coloro che hanno mentito sapendo di mentire, nascondendo le proprie malefatte ed i propri crimini sotto la pretesa di un bene comune più grande, additando altri come delinquenti per distogliere l'attenzione dalle proprie colpe. Sia chiaro, non dobbiamo guardare al popolo americano come ad un nemico, né ad altri popoli. Tutti sono alla mercé di governi più o meno abbagliati dall'euforia del potere, mascherata sotto ideali più o meno opinabili. Solo quando questi agiranno in completa trasparenza (un'utopia) vi sarà vera democrazia, e non l'oligarchia di una casta.
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