Argomento
Wikileaks sarebbe sul punto di rilasciare un nuovo malloppo di documenti. Si parla addirittura di tre milioni, molto più rispetto ai già cospicui rilasci riguardanti le guerre in Iraq ed Afghanistan. Al momento non è dato sapere quando verranno pubblicati, né quale sia l'argomento. Fatto sta che il sito non sembra essersi arreso alle pressioni che continuamente subisce, ultimamente divenute più pressanti. Appare chiaro che vari governi, agenzie varie ed associazioni come Amnesty International cerchino di fare terra bruciata intorno al sito ed al suo fondatore Julian Assange. L'accusa è quella di aver messo in pericolo la vita di numerosi "innocenti", ovvero informatori e loro famiglie, nonché dei soldati in missione ed altro personale dislocato sui territori ove si combatte. Il mezzo utilizzato, i documenti segreti pubblicati dal sito. Poco importa che questi siano serviti a svelare fatti mai venuti a conoscenza dell'opinione pubblica, come i numerosi civili (innocenti) caduti sotto il fuoco delle truppe USA ed alleati. Poco importa che il fondatore del sito avesse chiesto aiuto al governo americano e ad Amnesty International per epurare i documenti da nomi e fatti che avrebbero potuto mettere in pericolo la vita di persone innocenti. Secondo molti Wikileaks avrebbe comunque dovuto fare di più, e ciò non è stato digerito da molti ex sostenitori, divenendo un'arma di propaganda in più per i nemici di Assange. Quale sarebbe stata però l'alternativa? Secondo USA & C. quei documenti avrebbero dovuto rimanere segreti, mai pubblicati. Come a dire: "Si, abbiamo fatto un sacco di disastri, ma nessuno avrebbe dovuto saperlo". La politica di commettere dei crimini e poi discolparsi accusando altri di altri crimini è pratica politicamente ben nota (anche qui in Italia), ma non sta in piedi.
Come sempre accade quando non si riesce a colpire una struttura, si cerca di decapitarne i vertici, ovvero il suo fondatore. Julian Assange tempo fa era stato accusato in Svezia di stupro e molestie sessuali. In seguito al suo interrogatorio, la polizia aveva reputato le prove insufficienti. Ora però le stesse autorità hanno deciso di riconsiderarle, e poiché Assange non è al momento in Svezia, è stato spiccato un mandato d'arresto, avvallato dalla Corte Distrettuale di Stoccolma, nei suoi confronti. La ragione non è che improvvisamente sono venute a galla prove inconfutabili, bensì Marianne Ny, il pubblico ministero che si occupa del caso, ha deciso che non essendo possibile interrogarlo, in quanto al momento non reperibile, è opportuno quindi arrestarlo. Ovviamente Assange si guarda bene dal ritornare in Svezia, ed anche il suo avvocato Bjoern Hurtig ha bollato la richiesta come spropositata. Ha poi aggiunto che il suo cliente si era precedentemente offerto più volte di rispondere alle domande del pm in territorio neutrale o in videoconferenza, cosa ormai improbabile.
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