Argomento
Secondo il quotidiano sudcoreano Munhwa Ilbo, il regime di Kim Jong Il avrebbe sferrato una campagna denigratoria nei confronti della Corea del Sud su internet. I Nordcoreani dispongono di alcuni gruppi di hackers, appositamente addestrati, i quali si sarebbero impadroniti di diversi account su siti di vario tipo, appartenenti ad ignare casalinghe e studenti. Utilizzando le loro identità, avrebbero postato commenti inneggianti alla falsità dei rapporti prodotti sull'affondamento della corvetta Cheonan, riferendo di non credere alla responsabilità della Corea del Nord, e che si tratti di un complotto ordito dal governo di Seoul. L'intelligence avrebbe scoperto gli account violati e starebbe investigando. Al momento però la National Intelligence Service (NIS) preferisce non commentare. La polizia avrebbe individuato 10 cittadini sudcoreani, apparentemente non connessi al nord, che avrebbero diffuso tesi infondate riguardo all'affondamento. Se ritenuti colpevoli, rischierebbero da una pena pecuniaria fino a cinque anni di galera. A Seoul inoltre sono stati rinvenuti circa 1000 opuscoli, sempre riguardanti tesi complottistiche del governo di Lee Myung-Bak, il cui tenore richiama evidentemente alla memoria lo stile propagandistico di Kim Jong Il. Le telecamere di sicurezza hanno individuato due ventenni nell'atto di rilasciare alcuni di questi opuscoli.
Allo scopo di dimostrare l'attendibilità del rapporto internazionale sull'affondamento della Cheonan, in un ottica di trasparenza, il Ministro della Difesa ha dichiarato che permetterà a 20 internauti scelti casualmente, di ispezionare la carlinga della nave.
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