Il giornalista Do Cong Duong, il quale stava scontando una condanna di otto anni di reclusione, è deceduto lo scorso 2 agosto 2022. Dopo quattro anni di prigionia in condizioni disumane, malato, lasciato privo di cure, il fisico non ha retto. Venne arrestato nel 2018, con l'accusa di disturbo dell'ordine pubblico, attività contro lo stato ed abuso di libertà, per aver pubblicato su Facebook un video in cui parlava di corruzione e degli espropri illegali di terreno da parte dello stato. Non aveva voluto piegarsi agli abusi, così lo hanno ridotto al silenzio. Come se non bastasse, la giustizia vietnamita ha pensato bene di umiliarlo un'ultima volta: il suo corpo non è stato restituito alla famiglia per la sepoltura.
Soverchiati dalle notizie sulle violazioni dei diritti umani ormai compiute sotto la luce del sole da paesi come Cina, Russia, ma anche USA, GB (vedasi il caso di Julian Assange), Turchia, Arabia Saudita. solo per citarne alcuni, spesso ci si dimentica di altri regimi che operando in maniera più discreta, tentano di circondarsi di un'impropria aura di rispettabilità per potersi meglio inserire all'interno del contesto politico ed economico mondiale; in altre parole, fare affari con gli altri paesi senza che nessuno cerchi di mettere in naso nelle faccende locali.
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