Argomento
Sui media occidentali è rimbalzata la notizia di un possibile modifica delle condizioni di anonimato in rete in Cina.
Pare che lo scorso aprile si astata effettuata una proposta in tal senso da parte di tale Wang Chen. La sua proposta sarebbe stata pubblicata su di un sito governativo, ma secondo Human Rights in China la trascrizione per intero sarebbe stata presto rimossa. Di conseguenza solo una descrizione sommaria sarebbe trapelata, ma lo stesso gruppo riferisce di essere in possesso di una versione non censurata del discorso di Wang Chen. I rumors sulla proposta rivelano l'intenzione di ridurre drasticamente l'anonimato in Cina. Nella fattispecie, sempre secondo la proposta di Wang Chen, ogni acquisto di telefono cellulare dovrebbe essere associato fisicamente ad un nome ed un cognome (come già accade in Italia con le schede sim). La possibilità di accedere alla rete, l'accesso e la pubblicazione su di un forum ed altre attività online, non meglio specificate, dovrebbero tutte potersi ricondurre ad un nome. Secondo alcuni tutto ciò sarebbe causato anche dai sempre più frequenti discorsi che appaiono sulla rete, il cui contenuto viene ritenuto censurabile dal governo. Mascherando la censura politica e sociale come lotta alla pornografia, il governo cinese riferisce di un popolo quasi entusiasta degli sforzi compiuti per proteggere le corruttibili menti dei giovani (ma forzatamente anche da tutti gli altri) da contenuti inappropriati. A dispetto di quanto tutto ciò possa apparire illiberale, ricordiamo che in Italia sono state fatte proposte simili da parte di esponenti del Pdl (on. Gabriella Carlucci per esempio, fervida sostenitrice dell'abolizione dell'anonimato in rete), e che periodicamente si tenta di ricondurre l'attività di siti amatoriali e blog all'editoria professionale, con annessi obblighi e responsabilità, nonché spese da sostenere.
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