Argomento
In Cina i sindacati esistono da tempo, ma sono diversi da come li intendiamo noi. Basti pensare che i componenti sono membri locali del partito (quale immagino lo si capisca facilmente), personaggi legati a doppio filo al management della stessa azienda. Insomma tutto fuorché una reale rappresentanza dei lavoratori. Paradossale se riferito al più grande paese comunista del mondo, ma normale se riferito alla più grande dittatura comunista del mondo. I sindacati in Cina non sono altro che una parvenza di comunismo nelle fabbriche, un luogo ove piazzare parenti e conoscenti. Altro che battaglie sindacali, questi sono semplicemente asserviti alle esigenze dell'azienda. Ciò senza voler discutere dei metodi coi quali vengono eletti suddetti personaggi, senza alcuna trasparenza né libertà d'espressione.
Foxconn ha però promesso che dopo l'inizio del nuovo anno cinese, le cose cambieranno. Presidente ed i 20 membri del comitato verrano eletti ogni cinque anni, con scrutinio segreto. Mano a mano che essi verranno rinnovati all'interno degli stabilimenti della compagnia taiwanese, verranno selezionati nuovi rappresentanti, giovani e non provenienti da circoli del partito o dal management aziendale. Verranno istituiti corsi per spiegare ai lavoratori l'importanza del nuovo strumento, e le nuove modalità d'elezione.
Non sono però pochi coloro i quali esprimono scetticismo sulla reale portata dell'iniziativa; non sarebbe la prima volta che Foxconn sbandiera proclami in favore della manovalanza, per quietare l'opinione pubblica e le proteste interne, senza però impegnarsi sufficientemente. Bisogna poi vedere in che modo verrà realmente implementata la novità e come verrà recepita da una massa ancora troppo (giustamente) timorosa dei poteri forti. Non ultimo, da tenere sotto osservazione la reazione del Partito: come reagirà all'esautorazione dai sindacati ed a questo primo, primitivo tentativo di democrazia reale e diretta?
Foxconn ha però promesso che dopo l'inizio del nuovo anno cinese, le cose cambieranno. Presidente ed i 20 membri del comitato verrano eletti ogni cinque anni, con scrutinio segreto. Mano a mano che essi verranno rinnovati all'interno degli stabilimenti della compagnia taiwanese, verranno selezionati nuovi rappresentanti, giovani e non provenienti da circoli del partito o dal management aziendale. Verranno istituiti corsi per spiegare ai lavoratori l'importanza del nuovo strumento, e le nuove modalità d'elezione.
Non sono però pochi coloro i quali esprimono scetticismo sulla reale portata dell'iniziativa; non sarebbe la prima volta che Foxconn sbandiera proclami in favore della manovalanza, per quietare l'opinione pubblica e le proteste interne, senza però impegnarsi sufficientemente. Bisogna poi vedere in che modo verrà realmente implementata la novità e come verrà recepita da una massa ancora troppo (giustamente) timorosa dei poteri forti. Non ultimo, da tenere sotto osservazione la reazione del Partito: come reagirà all'esautorazione dai sindacati ed a questo primo, primitivo tentativo di democrazia reale e diretta?
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