Argomento
Un altro dipendente della Foxcoon è morto.
Il primo del 2011, esattamente il 14 gennaio, in quella che è stata definita la fabbrica dei suicidi. Si tratta questa volta di una ragazza di 25 anni, Wang Ling, ingegnere alle dipendenze dell'azienda dal 2005, che si è gettata dal balcone della casa del fratello, a Shenzhen. In un primo momento le cause del gesto sembravano sconosciute. Fonti provenienti da Hong Kong riferivano che il gesto fosse riconducibile a dei rimproveri avuti da dei superiori presso la fabbrica, che le avrebbero poi detto che avrebbe perso il lavoro. In seguito, il fratello della donna ha dichiarato che la sorella ha ricevuto un'email da un superiore di Taiwan (la compagnia ha infatti sede nell'isola), che la invitava a dare le dimissioni. La donna avrebbe quindi chiesto spiegazioni, e per tutta risposta sarebbe stata insultata dallo stesso. La vicenda avrebbe portato la poveretta sull'orlo di una crisi, e lo stesso giorno i responsabili dello stabilimento l'avrebbero mandata all'ospedale psichiatrico Shenzhen Kangning, dopo averla dichiarata schizofrenica. Uno dei manager dello stabilimento ha poi contattato il fratello della vittima, riferendogli che la sorella presentava dei comportamenti anormali, e che le avrebbero comunque mantenuto il posto per tre mesi, auspicando una sua ripresa. Purtroppo, il giorno dopo, il giovane ingegnere si è lanciata nel vuoto. La famiglia ora vuole delle risposte. Wang Ling non aveva mai dato segni di alcun disturbo mentale prima d'allora, era sana, stando a quanto riferiscono i familiari. Allora perché si sarebbe uccisa, senza lasciare alcuna lettera? Un portavoce di Foxconn ha dichiarato, sulle pagine del South China Morning Post, di non aver alcun elemento che possa ricondurre il gesto ad un qualsivoglia comportamento di alcun dipendente della compagnia. E' quindi un caso che vi sia stato un altro suicidio nei suoi stabilimenti? Una tesi che potrebbe essere immediatamente smontata dall'email inviata dal dirigente Taiwanese alla vittima, una più che plausibile causa per il gesto inconsulto. Negli ordinamenti legislativi di mezzo mondo, se i fatti corrispondessero effettivamente a quelli descritti dal fratello della giovane, vi sarebbero gli estremi per un'accusa quantomeno di istigazione al suicidio. In un paese civile i responsabili dovrebbero essere processati, ma c'è da scommettere che nulla accadrà né alla compagnia, né a quel dirigente vigliacco. E' bello sapere che in Cina, nel paese dove il potere è (dovrebbe essere) nelle mani dei lavoratori, si può morire per gli insulti ed i rimproveri del proprio capo. Scusate, ma io preferisco ancora Mirafiori.
Lo scorso 13 gennaio, in uno stabilimento di Pechino, un'operaia era stata accoltellata dall'ex fidanzato, anch'egli impiegato nella stessa fabbrica, mentre il 6 gennaio, a Chengdu, era scoppiata una rissa tra due gruppi di lavoratori, che aveva causato due feriti. I fatti sono stati riferiti dall'agenzia nazionale Xinhua.
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