Col nuovo anno sembra che le condizioni lavorative del personale impiegato presso le fabbriche della Foxconn, il maggior fornitore di Apple, siano destinate a migliorare.
Gli ultimi avvenimenti, tra cui un meeting fra le due aziende tenutosi lo scorso marzo, sembrano aver convinto i vertici della necessità di migliorare le condizioni di coloro i quali lavorano ore ed ore in catena di montaggio per assemblare i costosi gadget che tanto vanno di moda in Occidente come in Oriente.
Prima la collaborazione con Fair Labor Association, poi gli (esigui) aumenti salariali e le assicurazioni di una maggiore considerazione verso il personale, le rivolte scoppiate nelle fabbriche (non strettamente inerenti il lavoro) e gli incidenti sul lavoro, infine il reportage dello Shanghai Evening Post dove un giornalista infiltrato ha constatato come nulla sia cambiato nonostante le promesse. Sembra che i dati forniti all'ineffabile CEO Terry Gou lo abbiano finalmente convinto che qualcosa vada fatto, e che quanto messo in pratica sino ad ora sia assolutamente insufficiente. Gli operai continuano a lavorare in ambienti inadeguati, sono costretti all'overtime anche oltre al consentito per legge, per poter racimolare qualche soldo in più. Troppo spesso chi per un motivo o per l'altro è costretto ad andarsene, non riceve quanto pattuito. Anche i controlli sull'età degli operai sono troppo flebili.
In tutto questo anche Apple viene coinvolta, in quanto, sempre secondo alcuni report, il suo approccio verso il problema non è mai stato adeguato; è innegabile che frasi come quella di Steve Jobs riferita agli stabilimenti Foxconn come ad un luogo quasi paradisiaco, siano indice di quanto l'azienda californiana sia stata distaccata dalla realtà dei fatti.
I nuovi accordi prevedono un tetto massimo di ore di straordinario (max 49/settimana), un aumento salariale, e sedie più comode. Sembra una sciocchezza, ma a stare seduti 10 ore al giorno su scomodi sgabelli non invoglia certo alla produttività.
Rimane il dubbio sull'effettiva efficacia delle misure che verranno intraprese; già in passato esse si erano rivelate inefficaci. L'impressione è comunque quella che negli ultimi tempi le bordate dell'opinione pubblica nei confronti delle due aziende abbiano sortito un qualche effetto a livello di immagine. Non è un caso che il CEO di Foxconn Terry Gou si sia fatto fotografare a Taipei, sede dell'azienda, circondato dai suoi sorridenti operai della Cina Popolare.
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