Argomento
Continuano le grandi manovre per Foxconn Technology Group.
Meno di un mese fa, ha annunciato l'acquisto da Cisco di uno stabilimento in Messico, e con esso, sono stati assunti i circa 5000 lavoratori che già vi operavano.
In questi giorni poi, il CEO Terry Gou ha annunciato quella che potrebbe rivelarsi una svolta epocale per l'azienda taiwanese. Si tratta di portare il numero di robot che operano nelle fabbriche ad un milione di unità entro il 2014. Questi verranno impiegati in catena di montaggio per le classiche ripetitive operazioni da automi. L'introduzione di un così gran numero di robot desta alcune perplessità. Innanzitutto la motivazione fornita dal CEO sarebbe quella di "sollevare " gli operai dal pesante impiego in catena di montaggio. Nel contempo si intende elevare la professionalità degli operai, impiegandoli in compiti più qualificati. Ciò che il manager però non dice, è che attualmente Foxconn Technology Group impiega presso i propri stabilimenti in Cina circa 1,2 milioni di operai, che per lo più assemblano, saldano, incollano, controllano, ecc. Quale sarà l'impatto del milione di automi sull'occupazione? Secondo alcuni analisti devastante, proprio perché la maggior parte degli operai verrebbe sostituita in catena di montaggio dai più efficienti macchinari. Inoltre questi ultimi, fanno notare i più sarcastici, non protestano, non scioperano e soprattutto non si suicidano. L'impiego di robot consentirà all'azienda di risparmiare sui salari dei lavoratori e di investire maggiormente in ricerca e sviluppo, incrementando così la competitività dei propri prodotti sul mercato, ed evitando spiacevoli questioni da prima pagina come i suicidi nei propri stabilimenti.
Cosa farà la manovalanza che perderà il lavoro? Al momento pare non vi siano informazioni a riguardo. Una piccola parte verrà probabilmente riqualificata e continuerà a lavorare per Foxconn, ma la maggior parte si teme finirà in strada. Qualche fortunato troverà forse impiego da qualche altra parte, ma almeno inizialmente si teme che in molti si ritroveranno con un pugno di mosche in mano. Ed in Cina, la cassa integrazione è tutt'altra cosa rispetto all'Italia.
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