Massimo Cellino è stato arrestato ieri insieme al sindaco di Quartu, Mauro Contini, e all'assessore dei lavori pubblici del Comune, Stefano Lilliu, nell'ambito dell'inchiesta sulla realizzazione dello stadio Is Arenas.
L'accusa è di tentato peculato e falso. Secondo il Corpo forestale che ha eseguito le indagini e gli arresti, per la costruzione dell'impianto sarebbero stati utilizzati fondi pubblici, anziché essere finanziato completamente dal settore privato, nella fattispecie dalla società di Cellino. Tutto è partito in seguito ad una denuncia per aver costruito in una zona sottoposta a vincolo ambientale. L'ordinanza di custodia cautelare si è resa necessaria a causa del pericolo di inquinamento probatorio. Il quadro che emerge dalla vicenda è tutt'altro che edificante. Cellino viene dipinto dal GIP come dotato di "spiccate capacità delinquenziali" e "capace di qualsiasi genere di sotterfugi pur di raggiungere i propri scopi". Le intercettazioni telefoniche, alcune delle quali pare col presidente della Lazio Claudio Lotito, lasciano poco spazio alla fantasia. Il Cagliari Calcio in un comunicato ha fatto sapere di essere vicino al proprio presidente e di aver fiducia nel lavoro della magistratura. Tuttavia in queste ore su internet sono in molti ad appoggiare il provvedimento di incarcerazione. Certo, se ciò fosse accaduto ad un altro presidente, subito si sarebbe gridato al complotto comunista, ma almeno stavolta c'è da sperare che le forze dell'orine possano lavorare in santa pace.
Una cosa è certa. Negli ultimi mesi / anni stiamo assistendo ad un'escalation di reati sportivi e penali nel mondo del calcio nostrano. Indagini sportive che misteriosamente colpiscono in momenti topici della stagione, utilizzando testimonianze di personaggi equivoci che tutto hanno da guadagnare nel calunniare terzi. Una giustizia sportiva che non lascia spazio alle difese, e che col pretesto di dover fare in fretta sputa sentenze a casaccio. Una giustizia sportiva che da tempo immemore necessita di una riforma, nei metodi, nelle regole e negli uomini. A questa si contrappone una giustizia civile e penale più lenta, talvolta lentissima, che però permette di valutare completamente e correttamente i fatti, e non solo le parole. Magistrati che però sono spesso ostacolati da forze più o meno potenti, che vanno dalle frange di sostenitori, o presunti tali, delle compagini, ai poteri economici e politici.
Il calcio nostrano è precipitato in un abisso di putridi interessi dal quale sarà probabilmente impossibile riemergere. Ed il motivo è che a molti fa comodo così. A dispetto delle dichiarazioni di facciata di molti presidenti che inneggiano alla legalità, ai comportamenti sportivi, alla tolleranza, al fair play finanziario, l'unica cosa che guida il movimento calcistico nazionale è l'interesse economico. Non certo quello legittimo di una società che deve pagare i propri tesserati e cercare di incamerare guadagni per poter vivere, ma quella brama di maggior profitto a tutti i costi, dettato dalle leggi che governano il mondo della finanza, del quale le società calcistiche, almeno le più importanti, fanno ormai parte. E se da un lato queste possono fare il bello ed il cattivo tempo nelle leghe ed in televisione, le altre si arrangiano come possono, finendo poi invischiate con la malavita, con le scommesse, con appalti irregolari ed altro. Senza contare la presenza di individui legati alla criminalità vicino alle varie società, anche se solo come leader di un gruppo di sostenitori, o sarebbe meglio chiamarli "gruppo di pressione". Inutile perciò scandalizzarsi più di tanto: ai suini piace sguazzare nel fango. Il calcio è malato, non solo in Italia, come dimostrano le recenti inchieste sulle scommesse illegali in giro per il mondo, e non c'è medicina, solo palliativi.
Un'ultima considerazione: non era stato Cellino a dire che il suo era l'unico stadio a norma tempo fa?
Massimo Cellino
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