One Laptop per Child, tra progressi e difficoltà

Inviato da harvey lomax il Dom, 01/06/2008 - 00:14
Argomento
Il progetto voluto da Nicholas Negroponte, dopo un avvio un po' stentato, ha preso finalmente piede. One Laptop per Child è un progetto che intende donare dei computers portatili a basso costo ai bambini poveri di paesi del terzo mondo. 272.000 laptops sono stati acquistati dal governo del Perù, 100.000 dall'Uruguay, solo per fare un esempio. Il funzionamento del progetto è semplice: i computers vengono prodotti e venduti ai governi che ne fanno richiesta, a 100 dollari americani l'uno; in seguito i governi provvedono a distribuirli a scuole ed enti che ne abbisognano, specialmente in quei luoghi sperduti come foreste, montagne e deserti, dove la tecnologia usualmente non arriva. Il successo del prodotto avviene grazie al suo basto costo, a sua volta dovuto alle tecnologie utilizzate: l'alimentazione è fornita da una manovella che carica le batterie, può funzionare con un solo watt di potenza, poiché i materiali utilizzati per la costruzione sono a bassissimo consumo (a partire dall CPU prodotta appositamente da AMD) e basso impatto ambientale. Inoltre viene utilizzato un sistema operativo Linux, completamente gratuito, al posto delle costose licenze Microsoft per utilizzare Windows. Quando il progetto venne realizzato, molti furono scettici, altri si abbandonaro a commenti spiritosi del tipo “Cosa se ne faranno nelle foreste pluviali di un pc portatile?”, altri dissero che in quei paesi avevano bisogno di cibo, non di computers. Beh, i fatti hanno dimostrato il contrario, i bambini imparano in fretta ad utilizzare il laptop, si dimostrano interessati, e questo contribuisce a tenere i bambini a scuola, e ad istruirli. Il costo del laptop è veramente competitivo, tant'è che in molti ne hanno fatto richiesta anche nei ricchi paesi occidentali. Tutto ciò alla faccia delle grandi compagnie dell'IT che sin dall'inizio hanno snobbato il progetto (Intel e Microsoft in testa) bocciandolo come destinato ad un sicuro fiasco. Ora tali compagnie stanno fiutando l'affare ed alcune tentano di recuperare il terreno perduto con alternative piuttosto discutibili. Soprattutto Intel, scottata dal fatto che la rivale AMD abbia fornito le cpu, dopo un momento in cui sembrava disposta a fornire essa stessa cpu per i laptops, ha ora iniziato a mettere i bastoni tra le ruote al progetto di Negroponte, proponendo un'alternativa il cui prezzo, secondo alcune fonti, dovrebbe aggirarsi intorno ai 300$, e che probabilmente verrebbe equipaggiata con Windows. Una mossa che certo non è ispirata da spirito benefico, ma soltanto dal mero profitto di gente che, come sempre, cerca di lucrare sulla pelle altrui. Anziché concentrarsi sullo sviluppo di un progetto già avviato e con determinate caratteristiche, meglio dunque impiegare denaro per creare un nuovo progetto che costringa gli acquirenti di spendere di più, e magari avere un pc meno adatto allo scopo. L'importante è aumentare il fatturato, e per raggiungere tale scopo, pare che la Intel si sia pure messa in contatto col governo peruviano per intralciare gli accordi stipulati con Negroponte. Se così fosse, un tale comportamento rimarcherebbe ancora di più la scorrettezza e nefandezza di una compagnia a cui non solo interessa esclusivamente il profitto, ma che non sa nemmeno accontentarsi. Quando acquistate un computer nuovo, pensateci.

In data 17 gennaio 2008, Punto Informatico ha pubblicato un articolo recante la replica del CEO di Intel, Paul Otellini. L'articolo è reperibile qui. In esso il dirigente spiega le proprie ragioni ed accusa lui Negroponte di essere interessato più ad imporre il monopolio del proprio pc, che non a combattere il digital divide delle popolazioni povere. Di conseguenza gli attribuisce anche la responsabilità del fallimento della collaborazione e di scorrettezza. Se le cose stanno effettivamente così, ci scusiamo con Intel per il precedente articolo in cui l'abbiamo infamata, e con i lettori.

Oggi Punto Informatico ha pubblicato un interessante articolo in cui vengono presentati diversi problemi palesati dagli acquirenti del laptop di Negroponte. Si va da computers ordinati, pagati e mai ricevuti, alla non traccibilità degli ordini, alle interminabili attese per parlare con gli operatori del call center. Un insoddisfazione che alle volte sfocia con la richiesta di restituzione del denaro speso da parte dei clienti. D'altro canto, secondo le condizioni del contratto, l'organizzazione non è responsabile di eventuali ritardi nella consegna. Una pessima pubblicità, c'è da sperare che Negroponte e soci si rimbocchino le maniche al più presto, onde evitare maggiori problemi, che potrebbero anche arrivare al fallimento del progetto. L'articolo al completo è disponibile qui