Cina, la mutazione della Tigre: nuove sfide per la seconda economia del mondo

Inviato da harvey lomax il Mer, 04/27/2011 - 18:43
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Ciò che sta avvenendo in Cina da un po' di tempo, è un sintomo importante della situazione economica mondiale. Con l'arrivo del nuovo anno, molte delle fabbriche del sud stanno chiudendo o comunque adeguandosi a quella che è la situazione in fieri. Già tempo fa avevamo portato l'esempio del colosso manifatturiero dell'IT Foxconn il cui piano industriale prevedeva lo spostamento delle linee di produzione verso il nord della Cina, con conseguenti pesanti ripercussioni sulla manodopera. Mappa delle divisioni amministrative in CinaBy User:Ran image converted to GIF image by user:Timeshifter (Image:China administrative.png) [GFDL or CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons  Come la società taiwanese, tante altre stanno seguendo la medesima strada, oppure la più economica alternativa di abbandonare direttamente il paese di Mao e di spostarsi nel Sudest Asiatico: Vietnam, Cambogia, Malesia, Indonesia. La seconda economia del pianeta sta cambiando. Non lo diciamo noi, lo dicono gli analisti di tutto il mondo. Molti fattori stanno contemporaneamente concorrendo a questa mutazione. Il rafforzamento dello Yuan Renmenbi, che sfavorisce le esportazioni, pur mantenendosi su bassi livelli, fa sì che importare merce dalla Cina divenga sempre meno appetibile per le società occidentali, da sempre abituate alla massimizzazione del profitto, per cui uno 0,0000000000001% in meno è sinonimo di catastrofe aziendale. La moneta asiatica è strettamente controllata dal governo, suscettibile di lunatiche fluttuazioni non corrispondenti al reale valore, per cui non è escluso che nel breve periodo essa torni anche a valori più appetibili, in modo da spingere ancora le esportazioni. Vi sono però altri importanti questioni in ballo, prima di tutto quella della manodopera. Nei mesi passati gli operai del sud avevano iniziato a farsi sentire, rivendicando, anche attraverso la costruzione di sindacati e scioperi, migliori condizioni di lavoro e salari più alti: tutte richieste assurde per i datori di lavoro, che a scanso di equivoci, hanno deciso di spostare le linee di produzione verso il nord e l'interno, dove i salari degli operai sono più bassi. Ciò ha provocato, e sta provocando, una nuova marea di disoccupati nelle zone dove prima si lavorava, il che potrebbe portare a nuove tensioni sociali. Vero è però che molti degli operai provenivano già da zone più lontane, per cui per loro, ritrovarsi la nuova fabbrica più vicina a casa, è senz'altro un beneficio. Più difficile che gli uomini del sud decidano di spostarsi al nord, dove le condizioni di vita sono da sempre più difficili. Il boom economico di questi ultimi anni ha prodotto una massa di lavoratori addestrati ad attaccare un certo pezzo nella catena di montaggio, a compiere sempre la stessa operazione. Chi più chi meno. Come sanno le vecchie generazioni, quello della catena di montaggio è un lavoro che logora, fisicamente e mentalmente. Probabilmente anche nel paese asiatico qualcuno se ne sta accorgendo. Non sono pochi i giovani che rifiutano una tale occupazione. Dunque, meno manodopera, meno specializzazione a causa delle nuove maestranze che devono essere istruite, ma anche meno lavoratori disponibili: una questione di numeri. La produzione in Cina è cresciuta e continua a crescere per il momento a ritmi vertiginosi, per qui la richiesta di manovalanza è ancora in aumento, ma anche a causa delle leggi governative che proibivano di avere più di un figlio, si potrebbe arrivare ad una situazione paradossale per cui nel paese più popolato del mondo verrebbe a mancare la manodopera per sostenere i suddetti vertiginosi ritmi. Motivo in più dunque per le aziende straniere per spostarsi in quelle zone dove ci si può ancora permettere di pagare un operaio con una ciotola di riso. Molte società, stanno al momento valutando le possibili soluzioni. In genere, si può dire che mentre le estere mirano più a trasferirsi in altre nazioni, quelle locali tenderebbero al momento ancora a rimanere sul patrio suolo, spostando le fabbriche a bassa richiesta di specializzazione in zone economicamente più competitive, lasciando invece nel sud le linee di sviluppo e di produzione più qualificate, ovvero ingegneri ed operai specializzati il cui prodotto dovrebbe rivelare anche una miglior qualità. Altro punto focale è il costo delle materie prime. Terre rare, oro, argento, rame, piombo, petrolio costano sempre più, e la loro estrazione diviene sempre più difficoltosa. La caccia per le risorse si fa sempre più feroce, con continue tensioni ai confini fra nazioni, ed un neocolonialismo cinese che non esita a scendere a compromessi con biechi individui per poter stipulare vantaggiosi contratti, ovvero ciò che facevano (e continuano talvolta a fare) gli Europei fino a qualche decennio fa. Accaparrarsi tali risorse diviene dunque sempre più dispendioso, anche dal punto di vista politico, per non parlare di quello ambientale; i reali danni, ovvero i costi di questo sfruttamento sono già visibili, sia sul suolo cinese che là ove sorgono stabilimenti per l'estrazione del petrolio in Africa. Al momento tutto è sacrificabile per il profitto, ma già qualcuno sta tentando di alzare la voce, come nel caso della miniera di bauxite in Vietnam ma anche nel caso della costruzione della gigantesca diga sul Fiume Giallo. Infine, mettiamoci anche la crisi economica mondiale: la gente non ha più soldi, quindi non compra, e per poter vendere le aziende sono costrette ad abbassare i prezzi, il che significa dover tirare la coperta da un'altra parte per poter mantenere un certo profitto, ovvero tornare alla questione salari. E' così che, tra innalzamento dei costi delle materie prime, rivendicazioni dei lavoratori, crisi economica mondiale, la seconda potenza economica mondiale si ritrova piano piano ad un bivio. Non sarà oggi né domani, ma lentamente la tigre asiatica sta mutando. Vedremo se sarà capace di superare questo stadio, di evolversi verso un economia più aperta ma soprattutto più rispettosa dell'essere umano; molto meno rigida: elastica, in grado di adeguarsi alle esigenze del momento, ma che consenta nel contempo una crescita del benessere della propria gente. Oppure, se si rivelerà una tigre di carta, che brucerà nel tentativo di divenire grande come il Sole, accartocciandosi su sé stessa.

 

L'uomo TigreUn ulteriore esempio di mutazione della tigre: L'uomo Tigre

Immagine tratta da http://it.wikipedia.org/wiki/File:TigerManStamp.JPG utilizzata secondo il concetto di fair use, riproducente un francobollo giapponese con effige de L'uomo Tigre