Argomento
Lo scorso 1 ottobre è uscito il nuovo brano inedito di Bin Laden, il noto terrorista - cantante talebano.
Il pezzo, pubblicato da alcuni siti internet controllati dalla sua casa discografica, è subito sbarcato sui maggiori circuiti P2P, risultando in breve tempo la hit talebana più scaricata. Inutile dire che sono subito piovuti anatemi da parte dei vari mullah contro tutti coloro i quali hanno scaricato illegalmente il brano, intitolato Papaver don't preach. Se scovati, i colpevoli rischiano di finire all'inferno: altro che dottrina dei tre colpi voluta da Sarkozy!
Il brano, cantato ed arrangiato dallo stesso Bin, e di cui è stato presentato anche il video sul canale MTV (Music Taliban Visions), si distacca nettamente dalla precedente discografia.
E' un Bin Laden nuovo, quello che dal suo nascondiglio si affaccia sul Pakistan devastato dalle recenti alluvioni. Svestiti gli usurati panni del duro terrorista, eccolo in quelli del figlio dei fiori, commosso dalla calamità che ha colpito il Pakistan, da quelle genti che hanno perso tutto, tranne la dignità. Ed allora eccolo predicare il ritorno alla natura tanto auspicato anche dal Mulino Bianco. Basta distruggere il nostro mondo, basta con l'inquinamento ed il cemento selvaggio, riportiamo tutto ad una dimensione umana, là dove l'essere umano e la natura possano nuovamente incontrarsi e vivere in pace, tra campi di papaveri in fiore.
Secondo molti intenditori, la svolta eco - ambientalista di Bin Laden è un segno dei tempi che passano. Il vecchio non ha più la forza e l'arroganza giovanile di una volta, e sta quindi ritornando alle sue radici, musicali e non. Anche Cindy Lauper è ritornata al blues, quindi nulla di strano se le melodie del nostro amico si fanno più lievi, meno ritmate, meno sincopate, più melodiche. Non più batterie frenetiche e tritacarne, ma un brano acustico denso di disperazione, come un Demetrio Statos che irrompe improvvisamente nel mezzo di una ninna nanna. Questo e molto di più è il nuovo Bin Laden, questo il suo impegno per il mondo. Perché tutti noi un giorno possiamo correre felici con gli occhi stralunati in mezzo ad un campo di papaveri in fiore.
Il pezzo, pubblicato da alcuni siti internet controllati dalla sua casa discografica, è subito sbarcato sui maggiori circuiti P2P, risultando in breve tempo la hit talebana più scaricata. Inutile dire che sono subito piovuti anatemi da parte dei vari mullah contro tutti coloro i quali hanno scaricato illegalmente il brano, intitolato Papaver don't preach. Se scovati, i colpevoli rischiano di finire all'inferno: altro che dottrina dei tre colpi voluta da Sarkozy!
Il brano, cantato ed arrangiato dallo stesso Bin, e di cui è stato presentato anche il video sul canale MTV (Music Taliban Visions), si distacca nettamente dalla precedente discografia.
E' un Bin Laden nuovo, quello che dal suo nascondiglio si affaccia sul Pakistan devastato dalle recenti alluvioni. Svestiti gli usurati panni del duro terrorista, eccolo in quelli del figlio dei fiori, commosso dalla calamità che ha colpito il Pakistan, da quelle genti che hanno perso tutto, tranne la dignità. Ed allora eccolo predicare il ritorno alla natura tanto auspicato anche dal Mulino Bianco. Basta distruggere il nostro mondo, basta con l'inquinamento ed il cemento selvaggio, riportiamo tutto ad una dimensione umana, là dove l'essere umano e la natura possano nuovamente incontrarsi e vivere in pace, tra campi di papaveri in fiore.
Secondo molti intenditori, la svolta eco - ambientalista di Bin Laden è un segno dei tempi che passano. Il vecchio non ha più la forza e l'arroganza giovanile di una volta, e sta quindi ritornando alle sue radici, musicali e non. Anche Cindy Lauper è ritornata al blues, quindi nulla di strano se le melodie del nostro amico si fanno più lievi, meno ritmate, meno sincopate, più melodiche. Non più batterie frenetiche e tritacarne, ma un brano acustico denso di disperazione, come un Demetrio Statos che irrompe improvvisamente nel mezzo di una ninna nanna. Questo e molto di più è il nuovo Bin Laden, questo il suo impegno per il mondo. Perché tutti noi un giorno possiamo correre felici con gli occhi stralunati in mezzo ad un campo di papaveri in fiore.- Accedi per poter commentare