Amazon come Foxconn: sotto accusa le condizioni di lavoro

Inviato da harvey lomax il Dom, 02/17/2013 - 18:42
Argomento
Un reportage di due giornalisti germanici, Diana Löbl e Peter Onneken, della Ard, ha portato alla luce un nuovo scandalo in fabbrica. Stavolta non si tratta di operai cinesi o vietnamiti ad essere costretti a durissime condizioni di lavoro, bensì individui provenienti da Europa e stati vicini, che spinti dalla crisi, hanno cercato un lavoro presso uno stabilimento a Bad-Hersfeld, nell'Assia, di proprietà della multinazionale Amzon. Durante il periodo natalizio, essi sono stati assunti temporaneamente per far fronte all'aumento di ordini. Questi venivano tenuti sotto strettissima sorveglianza da individui vestiti come la Gestapo, dala quale pare non abbiano ereditato solo l'abbigliamento marcato Thor Steinar, per altro vietato in alcuni stati. Si sospetta che queste guardie fossero in qualche modo collegate a movimenti neonazisti ed hooligans: sarà un caso che la società di sicurezza si chiamasse "H.e.s.s. security"? Gli operai dormivano in alloggi fatiscenti nei pressi dello stabilimento, continuamente sorvegliati ed intimiditi in condizioni simili ad un campo di concentramento. Salari bassissimi, turni festivi e notturni, niente contributi, parcella per i caporali che reclutavano la manovalanza. E se non ti stava bene, te ne dovevi andare.
Fonte: milanox.eu - license Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia LicenseDal canto suo, l'azienda ha dichiarato che comportamenti intimidatori non vengono tollerati ed ha fatto sapere che indagherà sulla questione. In quanto alle condizioni salariali, ha ribadito che si tratta di personale assunto in prova, con la prospettiva di un contratto a lungo termine. Ma a chi piacerebbe faro lo schiavo a lungo termine?

Amazon non è nuova a queste performance: in passato vi era già stao un caso in Pennsylvania, e fatti analoghi sono stati denunciati dalla stampa anche in UK.
La multinazionale è comunque in buona compagnia. A chi non sovvengono analogie con il caso IKEA? Siamo sicuri che non si tratti di casi isolati; quello della cinesizzazione del mondo del lavoro in Europa è un problema reale, che riguarda anche l'Italia. Già, perché non solo esistono luoghi ove si lavora in condizioni pietose (molte fabbriche tessili ove vengono impiegati operai cinesi per esempio, ma sicuramente anche aziende italiane); noi quella merce la compriamo, e quindi incentiviamo, anche se indirettamente, lo sfruttamento di quella gente. Non pensiate che il lavoro da schiavi sia comunque meglio di niente, che le persone preferiscano condizioni al limite dell'umano piuttosto che morire di fame, e che le aziende coinvolte facciano loro un favore. Le aziende fanno solo i propri interessi; il lavoro deve invece esistere per nobilitare l'uomo, non per svilirlo, altrimenti non si tratta più di lavoro, ma di schiavitù e sfruttamento, cose ben distinte. Pensateci quando ordinate libri, acquistate mobili o computer. Un giorno potreste esserci voi i quelle terribili condizioni.