Argomento
Era riapparso nel marzo di quest'anno, ora sembra nuovamente svanito nel nulla. Gao Zhisheng (高智晟), l'avvocato difensore dei diritti umani e civili in Cina, era stato raggiunto telefonicamente mesi fa in un monastero buddista, dove era stato confinato dopo la prigionia e le torture subite dal regime comunista, a causa della sua attività. Sia le dichiarazioni rilasciate al New York Times che ad Associated Press lasciavano intuire a quali indicibili sofferenze fosse andato incontro nel periodo di reclusione, e le frasi sibilline lasciavano capire come fosse sotto continua stretta sorveglianza. Gao Zhisheng era poi stato rilasciato, presumibilmente ad inizio aprile, ed era ritornato a Pechino, dove viveva. Il 20 aprile scorso avrebbe dovuto fare ritorno presso il suo appartamento, dopo aver visitato per una settimana il padre ad Urumqi, capitale dello Xinjiang, teatro mesi or sono di scontri etnici tra cinesi di etnia Han e l'etnia di religione musulmana. Un amico e collega, Li Heping (李和平), ha riferito di aver visitato l'appartamento ma di non aver trovato traccia dell'uomo. Pare che nessuno sia stato lì da un po' di tempo. In altre parole, sembra che Gao Zhisheng a casa non ci sia mai arrivato. Secondo i suoi amici, l'avvocato sarebbe stato nuovamente sequestrato da agenti della sicurezza e portato chissà dove. La sua precedente comparsa in pubblico, sarebbe stata solo una mossa del regime per zittire chi lo accusava di averlo imprigionato. Anche Amnesty International ritiene che vi siano tuttora motivi di forte preoccupazione per la sorte dell'uomo. Difficile pensare che nelle sue condizioni psicofisiche e data la stretta sorveglianza, possa essersi dato alla macchia.
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