Argomento
Regia di Yoshihiro Nishimura
Con Eihi Shiina
Cos'hanno in comune Quentin Tarantino e Shinya Tsukamoto? La risposta è: Tokyo Gore Police. Da tempo non vedevo una pellicola splatter - gore così, che mostra ciò che effettivamente promette. Ettolitri di sangue, fiumi di sangue, così tanto sangue da divenire persino carburante per un motore organico a propulsione di un corpo smembrato che svolazza grazie alla pressione sanguigna. E poi pezzi di corpi umani affettati con sapienza, strappati, mutilati, corpi mondati dall'orrida condizione umana che si trasformano in terrificanti mutanti, le cui ferite si tramutano in spaventose armi semi organiche. Tutto ciò mentre vi gustate un panino alla mortadella comodamente seduti sul vostro divano in pelle umana.
Devo colpevolmente ammettere di non aver mai visto prima un film di Nishimura, ma in questo, l'ispirazione a Tarantino è evidente. Il tema della vendetta, terribile e spietata, ma non fine a sé stessa bensì compiuta per portare ad un riequilibrio fra bene e male, fra Ying e Yang, fra due facce di quella stessa medaglia che è l'essere umano. Lo strumento del destino è l'algida Ruka, poliziotta samurai, quella Eihi Shiina inquietante protagonista di Audition di Miike Takahashi; è l'essere in cui si consuma la catarsi: strumento la vendetta, effetto la mutazione. Tema questo ripreso appunto da Tsukamoto, dal quel Tetsuo che lo fece grande.
L'essere umano che si antepone agli Ingegneri, orridi mutanti creati da una specie di tumore, il diverso additato come fonte di tutti i mali della società contemporanea.
L'essere umano che risplende della propria bellezza, della certezza di essere nel giusto, delle proprie ragioni, ma che grazie al processo catartico della mutazione si reincarna, reinventa, rinasce in un nuovo corpo e con un nuovo spirito. La mutazione, il cambiamento, è la chiave di tutto; non per niente lo stesso tumore che viene inoculato per ottenere la mutazione, è a forma di chiave.
Non è gore fine a sé stesso, è uno splatter che purifica e monda l'essere umano, in un festival di pezzi di carne umana svolazzanti, secondo solo a Sanremo.
Gustosissimi i finti intermezzi pubblicitari in cui si prende in giro il suicidio.
Con Eihi Shiina
Cos'hanno in comune Quentin Tarantino e Shinya Tsukamoto? La risposta è: Tokyo Gore Police. Da tempo non vedevo una pellicola splatter - gore così, che mostra ciò che effettivamente promette. Ettolitri di sangue, fiumi di sangue, così tanto sangue da divenire persino carburante per un motore organico a propulsione di un corpo smembrato che svolazza grazie alla pressione sanguigna. E poi pezzi di corpi umani affettati con sapienza, strappati, mutilati, corpi mondati dall'orrida condizione umana che si trasformano in terrificanti mutanti, le cui ferite si tramutano in spaventose armi semi organiche. Tutto ciò mentre vi gustate un panino alla mortadella comodamente seduti sul vostro divano in pelle umana.
Devo colpevolmente ammettere di non aver mai visto prima un film di Nishimura, ma in questo, l'ispirazione a Tarantino è evidente. Il tema della vendetta, terribile e spietata, ma non fine a sé stessa bensì compiuta per portare ad un riequilibrio fra bene e male, fra Ying e Yang, fra due facce di quella stessa medaglia che è l'essere umano. Lo strumento del destino è l'algida Ruka, poliziotta samurai, quella Eihi Shiina inquietante protagonista di Audition di Miike Takahashi; è l'essere in cui si consuma la catarsi: strumento la vendetta, effetto la mutazione. Tema questo ripreso appunto da Tsukamoto, dal quel Tetsuo che lo fece grande.
L'essere umano che si antepone agli Ingegneri, orridi mutanti creati da una specie di tumore, il diverso additato come fonte di tutti i mali della società contemporanea.
L'essere umano che risplende della propria bellezza, della certezza di essere nel giusto, delle proprie ragioni, ma che grazie al processo catartico della mutazione si reincarna, reinventa, rinasce in un nuovo corpo e con un nuovo spirito. La mutazione, il cambiamento, è la chiave di tutto; non per niente lo stesso tumore che viene inoculato per ottenere la mutazione, è a forma di chiave.
Non è gore fine a sé stesso, è uno splatter che purifica e monda l'essere umano, in un festival di pezzi di carne umana svolazzanti, secondo solo a Sanremo.
Gustosissimi i finti intermezzi pubblicitari in cui si prende in giro il suicidio.
- Trama: forse manca un po' di spessore
- Attori: Eihi Shiina definita dal regista: "l'unica attrice al mondo che può rimanere così bella in mezzo a tutto questo sangue"
- Effetti speciali: più gore del gore-tex
- Colonna sonora: industrial
- Regia: ok, ma un po' più di originalità non avrebbe guastato
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