La polizia giapponese ha chiesto ai fornitori di connettività di bloccare volontariamente le connessioni anonime effettuate attraverso il circuito Tor.
Secondo l'equivalente nipponico dell'FBI, chiamato NPA, tale circuito anonimizzante viene utilizzato per commettere crimini informatici nel paese, permettendo ai delinquenti di farla franca. L'incapacità di individuare i colpevoli ha messo le forze dell'ordine alla gogna. Non solo, ma pare che esse abbiano più volte arrestato persone innocenti, la cui colpa e stata quella di essere stato il tramite inconsapevole di una qualche attività criminosa, la cui origine è stata individuata tramite l'indirizzo IP dell'ignaro cittadino; qualcuno era riuscito a prendere il controllo del pc ed ed effettuato delle attività criminose. La polizia ha poi estorto una confessione ai presunti colpevoli, ma non ha potuto cantare vittoria a lungo, in quanto i veri colpevoli hanno continuato la propria attività mentre i presunti si trovavano in custodia. La polizia ha quindi dovuta fare pubblica ammenda.
L'unica soluzione travata è stata quindi quella assurda di tarpare le ali al circuito di Tor, che viene utilizzato dagli attivisti di tutto il mondo per aggirare la censura imposta da governi come Vietnam, Cina, Iran, Tunisia, ecc. La proposta di un blocco volontario non deve ingannare: per i giapponesi significa un obbligo di fatto, non sarebbe onorevole mancare ad una tale richiesta! La dabbenaggine della polizia giapponese non si ferma comunque qui. Incapace di combattere il cybercrimine, dimostra di non sapere nemmeno come funzioni Tor; pensare di riuscire a bloccarlo è puerile, basta usare dei bridge.
- Accedi per poter commentare