Il Partito Pirata Italiano alle prossime elezioni

Inviato da harvey lomax il Lun, 11/14/2011 - 21:29
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Logo Partito Pirata ItalianoLogo Partito Pirata ItalianoSecondo quanto dichiarato dal presidente dell'associazione, Athos Gualazzi, il Partito Pirata Italiano si presenterà alle prossime elezioni. Una mossa che i sostenitori e simpatizzanti attendevano da tempo, e che è ora stata ritenuta matura per essere attuata. O meglio sono forse i tempi che sono ora maturi in Italia. Nel corso dell'Internet Governance Forum tenutosi in questi giorni a Trento, è stato dato l'annuncio ufficiale, accompagnato poi da un comunicato sul sito, dove tra le altre cose, si mettono in guardia gli elettori dalla presenza di liste civetta già in essere, costruite però da soggetti vicini o facenti parte dell'industria discografica e dell'intrattenimento, i cui intenti sono palesemente opposti a quelli del vero Partito Pirata, che difenderà la propria identità ed unicità nelle sedi competenti. I Pirati hanno annunciato un programma, consultabile sul sito incentrato su temi quali il digital divide e la riforma del copyright. Una lista di tematiche che verrà vagliata e discussa dai potenziali elettori e simpatizzanti insieme col direttivo, allo scopo di perfezionarla. Attualmente sul sito è presente un sondaggio dove si richiede ai lettori se il partito deve o meno focalizzarsi esclusivamente sulle tematiche inerenti la rete e la vita digitale. La candidatura ha ricevuto la benedizione di Rick Falkvinge, fondatore dell'omonimo partito in Svezia. Dal momento dell'annuncio, anche il popolo della rete ad iniziato a scatenarsi. C'è chi sostiene l'inutilità di un nuovo partito per portare avanti tematiche già sostenute da altri (ma con quale effetto?), chi ritiene che un popolo digitalmente arretrato come il nostro non possa certo favorire la crescita di un simile movimento. Le varie discussioni sono molto interessanti ed offrono punti di vista diversi ma comunque validi. Anche la Gazzetta del Cadavere vuole dare il proprio contributo in merito. Innanzitutto noi sosteniamo il movimento sin dalla sua nascita. Siamo consci che la situazione italiana è del tutto peculiare rispetto al resto dell'Europa. Come detto, la bassa diffusione di internet non facilita certo la circolazione di idee e propaganda del movimento, tuttavia, se un'onda doveva essere cavalcata, riteniamo che quella che da tempo è montata sia quella giusta. Certo, non sappiamo quali saranno i risultati, ma riteniamo che, nel suo piccolo, qualche soddisfazione il Partito Pirata Italiano se la possa togliere. Innanzitutto mai come negli ultimi mesi si parla di rete, di innovazione, di hacktivisti, di proteste, Wikileaks, Facebook, Twitter e tanto altro. Le proteste nate in rete di vari movimenti contro il mondo politico e della finanza, si sono poi trasferite in piazza, dove non hanno potuto essere ignorate nemmeno dai media filo governativi. OccupayWallStreet e simili, sono figli del movimento degli Indignados nato in Europa, che a sua volta deve un forte tributo alla Primavera Araba. E quest'ultima, come anche le proteste in Europa, sono nate, cresciute e sviluppate grazie ad internet e siti quali Wikileaks e Twitter. Senza dimenticarsi l'importante apporto dato da Anonymous ed altri nel combattere dall'esterno la censura imposta dalle varie dittature e dai governi autoritari, nei paesi arabi come in Europa, dove l'autoritarismo si maschera da democrazia. L'indignazione di piazza ha toccato anche l'Italia, sebbene in maniera più fievole; esistono tuttavia diversi gruppi che nel loro piccolo cercano di far sentire la propria voce di protesta. Non ci riferiamo certo ai Black Blocks che riescono sempre a rovinare tutto, ma a quel popolo giovane e speranzoso che ha ancora la voglia di combattere per un futuro migliore, che non se ne sta a casa a rimuginare, ma che civilmente cerca di scuotere le coscienze di una società narcotizzata dai reality show e da media controllati da occulti (nemmeno tanto) poteri. proprio a questo serbatoio potrebbe attingere il Partito Pirata. A chi obietta che di partiti ce ne sono già abbastanza, ribattiamo, "proprio per questo uno in più non farà differenza". Vero è che certe tematiche fanno parte anche del programma politico di altre forze, ma sino ad ora, e questo è sotto gli occhi di tutti, pochissimo si è fatto, anche a causa della potente azione di lobbying operata dall'industria del copyright nelle sedi ove si discuteva di diritto d'autore, in contesti dove è il potere economico a prevalere, anziché il sentimento popolare. Cose che accadono ovunque nel mondo, visto il potere di tali lobby, ma che in Italia cercano di mantenere uno status quo tanto caro anche a certe parti politiche, causa anche conflitti di interesse, parentele incrociate tra aziende e camere del potere e via dicendo. Una situazione che da tempo blocca l'innovazione nel settore e lo sviluppo della rete in Italia. Per questo il Partito Pirata potrebbe potenzialmente attingere anche al serbatoio di voti di chi opera nel settore dello sviluppo delle telecomunicazioni e della rete, dell'innovazione. In un articolo su Punto Informatico, il noto blogger Massimo Mantellini ritiene che i risultati migliori, al livello europeo, il Partito Pirata lo abbia ottenuto presentandosi alle elezioni del Land di Berlino con un programma semplice, di facile comprensione, e che toccava tematiche vicine alla popolazione, oltre che riguardanti il mondo digitale come per esempio la gratuità dei trasporti pubblici. Un punto di vista interessante, che tuttavia ci lascia un po' perplessi. Vero è che il 9% ottenuto a Berlino è il miglior risultato di sempre, ma si trattava delle elezioni in un Land, non elezioni politiche nazionali. C'è una discreta differenza: nel primo caso un programma dove effettivamente si vanno a toccare aspetti della vita quotidiana (e delle tasche) di persone che magari ti conoscono di persona, che puoi incontrare di giorno per strada. In altre parole, la distanza tra elettori ed eletti è certo minore che non quella che si ha tra i palazzi della politica nazionale e l'elettore che vive in un borgo di 100 abitanti sugli Appennini. Se il sindaco di Milano promette autobus gratis ai propri concittadini, è una cosa, se il Ministro dei Trasporti fa altrettanto, solo per i Milanesi, beh, chi ci crederebbe? A chi importerebbe nel resto d'Italia? Anche ammesso che una tale mossa a livello nazionale potesse procurare una certa popolarità al ministro presso i Milanesi, i numeri direbbero che comunque nel computo nazionale si tratterebbe una una piccola percentuale. Per questo motivo, secondo la nostra modesta opinione, il Partito Pirata Italiano dovrebbe concentrarsi esclusivamente (o quasi) sulle tematiche che gli sono proprie, che il resto della politica preferisce non considerare od occultare, perché vanno a toccare poteri e tasche di intoccabili. Sotto un certo punto di vista, concentrarsi su queste idee può essere considerato un limite, ma cosa accadrebbe se i Pirati si schierassero politicamente (cosa per altro inevitabile) con un programma di più ampio respiro, comprendente temi come per esempio, lo sviluppo del nucleare, di infrastrutture come la TAV, il onte di Messina, solo per fare dei banali esempi? Se così fosse, secondo noi, le differenze con altri partiti o movimenti andrebbe a cadere, ed a quel punto perché un elettore dovrebbe preferire il Partito Pirata al Movimento 5 Stelle, per esempio? Inoltre vi è un altro aspetto da considerare. Il digital divide, come la riforma del copyright, la net neutrality, il patent trolling e tutte le tematiche care al Partito Pirata, non sono né di destra, né di sinistra. Riguardano il popolo, la vita quotidiana di tutti noi, a prescindere dal nostro orientamento. Chi scarica film mediante il protocollo torrent, non è né di destra, né di sinistra. E' solo un individuo, un indirizzo IP, e tale deve rimanere. Per tale motivo riteniamo che il non schierarsi apertamente dall'uno o dall'altra parte, potrebbe (il condizionale è d'obbligo) favorire un afflusso di voti provenienti da direzioni politicamente anche molto diverse. Un voto di protesta anche, ma soprattutto un voto cosciente da parte di chi si rende conto che la rete non è di destra o di sinistra, ma è un bene di tutti che va mantenuto e difeso dagli artigli di coloro i quali vorrebbero imbrigliarla, controllarla ed asservirla al proprio volere. Per questi motivi, secondo il nostro modesto avviso, il movimento, fatte salve le personali inclinazioni dei propri membri, che verrebbero comunque chiamati al voto per ogni legge, dovrebbe distinguersi dai classici partiti e mantenere la propria identità indipendente. A margine di ciò, vorremmo anche ricordare che lo stesso Rick Falkvinge, agli albori del Pirat Partiet svedese, disse (cfr questo articolo su Punto Informatico, la seconda pagina) chiaramente che le intenzioni erano quelle di concentrarsi solamente sui problemi della rete, lasciando perdere tutto il resto: "Nel vostro manifesto affermate di essere un "single issue party" un partito che si occupa solo di una questione. Non è un po' riduttiva come scelta?" Falkvinge: "Abbiamo scelto una strada che nessun partito ha mai preso finora. Sono già esistiti "single issue party", questi però si sono dotati in seguito di una piattaforma completa di proposte politiche. Proprio per questo motivo sono stati spazzati via in quanto non comprendevano a pieno tutte le questioni che non riguardavano direttamente la loro battaglia principale. Noi invece abbiamo scelto tre questioni (riduzione del copyright, abolizione dei brevetti, tutela della privacy) e su queste siamo competenti più di chiunque altro. Su qualsiasi altro tema la nostra risposta è "scusate, non ci occupiamo di questo argomento"." Questo non gli ha portato il 9% dei voti, ma nel Parlamento Europeo si! La strada che poi i Pirati hanno percorso in questi anni è sotto gli occhi di tutti. Non riteniamo che la mancanza di argomentazioni sulle annose questioni del Belpaese possa inficiare la credibilità del partito presso i suoi potenziali elettori: chi intende votare per i Pirati sa certamente chi sono, cosa fanno e perché. L'elettore medio, non particolarmente avvezzo ai problemi della rete, magari non giovanissimo e legato ad un vecchio modo di intendere la politica, difficilmente rientra nel target del movimento di Gualazzi, pertanto eventuali critiche inerenti la mancanza di una propria posizione su altri temi, non legati alla rete, non dovrebbero togliere il sonno ad alcuno. Ad ogni buon conto, credo che nessuno, nemmeno i membri stessi dell'associazione si aspettino chissà quale risultato. Tuttavia a nostro parere questo è il momento giusto per tentare una sortita nei palazzi del potere. Se anche dovessero fallire, almeno avrebbero tentato. Questo è ciò che farebbe un vero pirata.