OpenOffice vs LibreOffice

Inviato da harvey lomax il Lun, 10/18/2010 - 12:30
Argomento
A circa un mese dall'annuncio della community di OpenOffice di voler sviluppare il nuovo progetto LibreOffice, derivato dal primo e con esso compatibile, Oracle ha annunciato di essere intenzionata a continuare a puntare sulla propria suite per l'ufficio. Pur apprezzando il contributo della comunità di volontari, la società americana ha rifiutato l'invito a donare il marchio OpenOffice ed aderire a The Document Foundation, che si occupa appunto di Libreoffice. Oracle pertanto proseguirà per la propria strada, continuando a distribuire e migliorare, secondo quanto dichiarato, la propria suite per l'ufficio come prodotto open source, accanto alla versione a pagamento StarOffice. Non vi sarebbe quindi ragione alcuna per temere la fine del supporto al prodotto oppure il cambiamento verso una licenza d'uso più restrittiva, le aziende ed gli utenti domestici dovrebbero poter dormire sonni tranquilli. Dunque tanto rumore per nulla? Vi era realmente necessità di un fork svincolato da logiche e politiche aziendali come LibreOffice? Inanzitutto, come già ricordato in un precedente articolo, l'intenzione di distaccarsi consensualmente dalla casa madre era già stata manifestata diversi anni fa. Fornire un prodotto completamente libero, indipendente da politiche aziendali e restrizioni legate a licenze è sempre stato uno degli obiettivi principali. Era però necessario che il software in questione raggiungesse un certo grado di maturità, cosa senz'altro avvenuta negli anni scorsi. Per un motivo o per l'altro, la scissione non era avvenuta, ma ormai il momento giusto sembra essere arrivato. Il fatto che Oracle abbia deciso di rendere alcuni plug-in closed source di OpenOffice da gratuiti a pagamento, ha indispettito la community di sviluppatori e di sostenitori, tra cui anche la Free Software Foundation. Conoscendo poi i precedenti riguardanti altri progetti come OpenSolaris, la decisione del distacco appare più che comprensibile, per non dire logica. Oracle non vuole certo privarsi dei numerosi clienti di OpenOffice che hanno contribuito a decretare il successo del prodotto, ma d'altro canto, e lo ha dimostrato ampiamente, non è intenzionata a farsi "comandare" dalle varie comunità che lavorano in seno ai diversi progetti. Se il limone può essere spremuto, bene, altrimenti è meglio lasciarlo al proprio destino. E' evidente che le intenzioni della casa madre cozzano contro le aspettative di coloro i quali a questi progetti lavorano o hanno lavorato da lungo tempo, ben prima che la compagnia di Redwood Shores ne acquisisse la proprietà. Qualche timido segnale di apertura da parte del colosso IT non può certo essere considerato sufficiente per sperare in apporto e supporto continuo nel tempo, verso progetti, fortemente alimentati dalle comunità di contributor volontari, che magari oggi Oracle considera profittevoli, ma un domani potrebbero divenire closed source e/o a pagamento. Il timore di dover pagare per le licenze, ha spinto e continua a spingere altre compagnie IT a supportare la The Document Foundation, e non è escluso che LibreOffice divenga presto la suite per l'ufficio standard nelle prossime release delle varie distribuzioni Linux. Alcuni repository sperimentali sono già in funzione. Qualcuno intanto obietta che fra i due prodotti le aziende non potranno che optare per quello il cui supporto e sviluppo viene garantito da programmatori stipendiati con alle spalle la certezza di un marchio, ovvero OpenOffice. Non è però detto che avere alle spalle programmatori stipendiati significhi un maggiore supporto, quantomeno per l'aggiunta di feature o personalizzazioni, che sono notoriamente a pagamento (è su questo che si basano i guadagni di un prodotto open source). Un fatto è comunque certo: sino ad ora la suite per l'ufficio di Oracle era stata supportata dal mondo Linux in toto e da tutti i maggiori distributori, in opposizione Microsoft Office; se però le varie distribuzioni come Ubuntu, Suse, Red Hat, Debian, ecc, opteranno per LibreOffice, quanti tra i vari fruitori, vecchi e nuovi, preferiranno installarsi e aggiornare a parte un software solitamente quasi indispensabile?

La risposta di Oracle non ha tardato ad arrivare, e nel corso dell'ultima riunione, avvenuta via IRC, tra Louis Saurez-Potts, uno dei manager, e gli esponenti del consiglio di OpenOffice, sono stati posti dei paletti ben precisi. O si sta con OpenOffice o con The Document Foundation, non si può tenere il piede in due scarpe, come si suol dire. Rivestire un incarico presso uno dei due soggetti, è assolutamente incompatibile con un'analoga posizione presso il concorrente, pertanto entro il prossimo 26 ottobre, chi intende stare con The Document Foundation, dovrà rassegnare le dimissioni. La posizione di Oracle appare dunque chiara, o con noi o contro di noi, ma si tratta comunque di un atto più che comprensibile, vista la dicotomia che si è verificata in seno al progetto originale, non è quindi possibile lavorare per ambedue i contendenti, come solitamente fa la CIA. Sarà interessante valutare ora quanti decideranno di schierasi col neonato LIbreOffice ed abbandonare lidi probabilmente più proficui dal punto di vista economico.