Yahoo, via un CEO, avanti un altro.

Inviato da harvey lomax il Mar, 05/15/2012 - 17:11
Argomento

Ormai quella di Yahoo sembra una soap opera.


Scott Thompson, il CEO eletto appena ad inizio di quest'anno, si è dimesso. Ufficialmente per motivi di salute. Da più parti nei giorni scorsi circolavano rumor in merito ad un cancro alla tiroide. Tuttavia sono in molti a ritenere che le dimissioni siano il frutto delle accuse mossegli da alcuni azionisti, in particolare Daniel Loeb, uno dei maggiori, accusandolo di aver presentato un curriculum "gonfiato", asserendo di essere laureato in informatica (computer science college degree) quando invece non ha mai conseguito tale titolo. Errore dovuto, secondo Thompson, all'impiegato dell'agenzia che lo redasse. Un peccatuccio da nulla se si fosse trovato qui in Italia, dove abbiamo gente che si laurea in Albania prima di aver terminato la scuola superiore. Fatto sta che questo è il quarto amministratore delegato in cinque anni. Sulla sua poltrona siede ora Ross Levinsohn, che sino a questo momento aveva diretto la divisione global media. Contemporaneamente c'è stato anche un rimpasto nel CdA, con Loeb, tra gli altri, che si è accaparrato una poltrona.

Tutti questi avvicendamenti, cambio di politiche aziendali e lotte interne non hanno certo giovato all'azienda, che continua a produrre risultati ben poco eclatanti, se non in senso negativo. Francamente l'unica strada percorribile in questo momento sembra essere quella di una vendita a qualche altra grande compagnia, portando in dote il proprio portafogli clienti. Fino ad ora sono stati fatti tagli di asset e personale, nessun tipo di innovazione, qualche affarucolo, ben poca cosa rispetto ai fasti di un tempo. Possiamo anche intuire come a questo punto anche gli investitori siano stufi di attendere e sperare. Va detto però che se i vari amministratori delegati che si sono succeduti non hanno ottenuto i risultati sperati, parte della colpa ricade inesorabilmente su chi li ha scelti: investitori e CdA. Forse sarebbe il caso di far sedere su quelle poltrone qualcuno con un po' più di lungimiranza e capacità nel valutare le persone, e soprattutto che non si aspetti guadagni del 20% da un mese all'altro.