FBI chiude Megaupload, arrestato il fondatore

Inviato da harvey lomax il Sab, 01/21/2012 - 17:48
Argomento
Megaupload, Megavideo, Megaporno ed altri siti più piccoli sono stati chiusi dall'FBI. Il fondatore Kim Schmitz arrestato in Nuova Zelanda su mandato spiccato da un giudice in Virginia. Questo il risultato della movimentata nottata tra il 19 ed 20 gennaio dei Federali. 20 perquisizioni, 50 milioni di dollari in beni sequestrati, insieme a server, domini, attrezzature informatiche. Ma soprattutto 150 milioni di utenti iscritti, privati dei propri file. Megaupload e soci fanno parte dei cosiddetti cyberlocker, ovvero siti ove è pollibile caricare, e scaricare i propri file, e di conseguenza condividerli con altre persone. Secondo le accuse, ciò avrebbe favorito lo scambio di materiale coperto dal diritto d'autore, permettendo al fondatore ed ai suoi soci di intascare 175 milioni di dollari, tra abbonamenti e pubblicità.
Insieme a Schmitz sono state arrestate in Nuova Zelanda altre 3 persone, mentre altre 3 sono ancora ricercate. Gli arrestati sono stati condotti d'innanzi ad un giudice per la convalida dell'arresto, e moltro porbabilmente verrano estradati negli USA. Il procedimento si preannuncia comunque complesso, viste le diverse nazionalità degli imputati, la doppia cittadinanza di Schmitz che è residente ad Hong Kong, dove si trova anche la sede della sua società. Alcuni server utilizzati si troverebbero comunque negli Stati Uniti, molla che ha fatto scattare l'ordinanza del giudice. Tra infrazione del copyright, associazione a delinquere e riciclaggio, gli accusati rischiano fino a 50 anni di carcere ed una salatissima multa.

FBI banner
Il banner posto sul sito di Megaupload


Megaupload è solo uno dei tanti siti che permettono di ospitare file. E' indubbio che nella moltitudine di contenuti ci sia anche materiale protetto da copyright, tuttavia è molto difficile, se non impossibile, asserire che si tratti della maggior parte. Nonostante i precedenti non proprio limpidi di Schmitz, va detto che la sua compagnia ha sempre collabolato con i detentori dei diritti, rimuovendo su loro richiesta il materiale che li violava; pertanto avrebbe dovuto godere dei benefici previsti dal DMCA, come affermato dal Partito Pirata Svedese. Tra l'altro le policy vietano il caricamento sul sito di file in violazione del copyright. Non è quindi del tutto chiaro perché il Dipartimento di Giustizia ed il suo braccio armato, l'FBI abbiano deciso fra tanti di colpire solo loro, benché si tratti del maggior cyber locker attualmente presente in rete. Forse a causa del patrimonio del suo fondatore e dei soci, su cui i detentori dei diritti si rivarranno, o forse si tratta solo di un primo passo, a cui faranno seguito altri blocchi e sequestri. Quello dei sever presenti negli Stati Uniti permetterà all'FBI di conoscere anche gli utenti iscritti, i loro indirizzi di posta elettronica, numeri di carta di credito ed altri dati personali. Al momento l'agenzia fa sapere di essere interessata unicamente ai gestori, ma non desterebbe meraviglia se tra qualche settimana iniziassero altri procedimenti a carico degli utenti.

La notizia ha attraversato internet come un fulmine a ciel sereno. Mentre MPIAA e soci plaudono all'intervento, Electronic Fronteer Federation si è dichiarata allibita nel constatare che un cittadino neozelandese possa esserefatto arrestare nel suo paese dagli Stati Uniti per un presunto reato coem l'infrazione di copyright. Meno tenero il collettivo di hacktivisti Anonymous, che poco dopo l'annuncio del blocco ha prodotto un violento attacco DDOS contro i siti del Dipartimento di Giustizia USA, dell'FBI, di Universal, BMI, Warner Music, RIAA e MPAA, causandone il fermo per diverse ore. L'azione è stata battezzata #OpMegaupload, e pare abbia avuto una massiccia partecipazione, forse la più grande mai vista, tanto da spingere il gruppo a parlare di "prima cyber Guerra Mondiale". L'attacco è stato portato utilizzando il celebre LOIC (Low orbit ion cannon)  in versione web, uno strumento accessibile a tutti per poter effettuare attacchi DDOS dal proprio computer, da qui la facilità con cui si riescono a coinvolgere moltitudini di individui imbufaliti per i motivi che conosciamo contro questo o quell'altro soggetto.

Megaupload ha comunque annunciato battaglia, atttraverso il proprio legale, e promette di ritornare presto in rete, come si vede a questo indirizzo: http://109.236.83.66