Yahoo, benservito a Carol Bartz

Inviato da harvey lomax il Gio, 09/08/2011 - 12:58
Argomento
"Clamoroso al Cibali" direbbe il compianto Sandro Ciotti. Benché non si tratti di una notizia sportiva, la sorpresa è di quelle memorabili. Carol Bartz, la donna che doveva risollevare le sorti di Yahoo, è stata licenziata. Con una telefonata. Il CDA aveva puntato su di lei sin dal 2009, in sostituzione di uno dei fondatori, Jerry Young, per riportare il portalone viola agli antichi fasti. Da allora iniziò una pesante ristrutturazione mirata essenzialmetne alla riduzione dei costi. Ne fecero le spese migliaia di dipendenti e numerosi asset, ritenuti non necessari per l'azienda. Molte cessioni quindi e pochi affari indovinati, un tentativo di restyle del portale e dei suoi servizi, un accordo col search engine di Bing ed accordi per l'advertising. Nel mezzo la diaspora di Yahoo Japan, partnerships più o meno azzeccate con sito di social networking e microblogging. E' stata soprattutto un'era di tagli, che evidentemente non hanno prodotto risultati soddisfacenti. Mentre infatti nel primo periodo del nuovo corso con Carol Bartz gli investitori ed il CDA sembravano apprezzare l'operato del nuovo CEO, gli entusiasmi sono andati lentamente spegnendosi, complice anche la crisi globale che non ha permesso al titolo di risalire la china come sperato. Troppo magri i dividendi per gli azionisti, ed ora si parla addirittura di vendita della compagnia. Non sarà comunque il successore della donna, Timothy Morse, pro tempore sulla scottante poltrona del boss di Yahoo, a portare a compimento l'eventuale operazione, che per il momento rimane comunque una voce di corridoio. Dal canto suo, Carol Bartz ha annunciato il suo licenziamento ai dipendenti attraverso un'email, dicendosi estremamente dispiaciuta. All'ex CEO era stato richiesto di rimettere in ordine i conti, cosa che è riuscita a fare. Tuttavia le troppe incertezze sulla compagnia, gli affari annunciati e poi mancati, il depauperamento della divisione tecnologica, hanno attirato critiche ed indebolito il titolo. A ciò hanno contribuito comunque anche i maggiori investitori, poco lungimiranti nel richiedere un innalzamento dei profitti a breve medio termine senza invece incentivare una politica di innovazione per permettere alla società di rimanere al passo dei concorrenti. La verità è che questa è sempre rimasta un passo indietro rispetto agli altri, soprattutto nei confronti di Google. Il management ha accennato qualche timido tentativo nello sfruttare percorsi già battuti da altri per riportare in auge il proprio advertising. Parliamo delle varie partnership con piattaforme di microblogging e social network. Tuttavia, come insegna la storia, sono i primi a battere una nuova strada che ottengono i maggiori profitti (se ne sono capaci, ovvio), ed in questo senso la compagnia di Sunnyvale non ha dimostrato quello spirito pionieristico che la aveva contraddistinta dal momento della fondazione.