Argomento
Il commissario tecnico della Nazionale non finisce di sorprendere. Anche questa volta, in occasione della conferenza stampa tenutasi al termine di Italia - Paraguay, tra una frecciatina qua ed una la, ha sbalordito tutti con una risposta che ha lasciato i presenti di stucco. Un giornalista straniero ha chiesto a Marcello Lippi, quali formazioni, tra quelle sino ad ora comparse sul rettangolo di gioco, gli fossero piaciute di più. La risposta lapidaria dell'ineffabile CT è stata: "La Corea del Sud ed il Giappone". In molti, soprattutto giornalisti, avranno pensato ad uno scherzo. Tuttavia, non è così. I due paesi asiatici sono realmente cresciuti molto, nell'ultimo decennio, grazie anche al fatto di avere avuto la possibilità di fare giocare alcuni elementi all'estero, dove hanno potuto migliorare notevolmente: se anni fa si parlava di Hidetoshi Nakata del Giappone (ora viaggiatore impegnato), oggi ci si può riferire a Park Ji-Sung, stella del Manchester United. Anche l'arrivo di allenatori stranieri ha dato un forte contributo. Tutto ciò ha permesso di elevare la qualità di gioco delle nazionali d'appartenenza, di comprendere come si gioca all'estero, e di affinare tattica e tecnica. Vi è però una caratteristica fondamentale nel gioco di queste due nazioni calcisticamente giovani. Una caratteristica che poche altre compagini possono vantare e che è tipica di chi gioca col cuore. A margine dal possedere o meno elementi di talento fra le proprie fila, Corea del Sud e Giappone sono due squadre vere: undici atleti che sul campo lottano e combattono l'uno per l'altro senza risparmiarsi, senza pensare al proprio piede da un milione di dollari o al proprio naso così richiesto dalle case di moda. Marcello Lippi lo ha notato, ed apprezzato. Quello stesso cuore che portò l'Italia alla conquista della coppa nel 2006, quella generosità e quello spirito indomito (che a dirla tutta, non in tutti gli azzurri albergava), il CT italiano li rivede in queste due piccole ma coraggiose compagini. Diavoli Rossi e Samurai, eterni rivali in molti sport, così simili per noi occidentali, eppure così diversi, accomunati da uno stesso spirito antico che profuma di incenso e sangue. Due squadre vere, non un semplice gruppo di undici elementi. Non sarà quest'anno, e nemmeno al prossimo mondiale, ma verrà il giorno in cui queste due nazionali vi sorprenderanno. Allora, forza Giappone e forza Corea del Sud! In attesa di vedere questa sera Brasile - Corea del Nord, altro team designato quale agnello sacrificale nel proprio girone, dove oltre ai verdeoro troviamo anche Portogallo e Costa d'Avorio. Mentre molto sappiamo di Corea del Sud e Giappone, poco conosciamo di questa compagine. Qualificati con una miglior differenza reti a spese dell'Arabia Saudita, il Dear Team (da non confondersi con Dream team), così chiamato a causa del proprio leader politico, è stato comunque in grado di pareggiare uno dei due match con i cugini del sud. Non è certo la squadra che piegò l'Italia nel 1966 e che arrivò ai quarti di quel mondiale, ma si sa, nel mondo del calcio le sorprese possono sempre accadere. Anche solo un punticino per questa compagine significherebbe tantissimo, al di là delle bellicose intenzioni del coach Kim Jung-Hoon, che in conferenza stampa ha dichiarato "Metteremo in imbarazzo il Brasile", pur riconoscendo la superiore qualità dell'avversario, non vuole che si pensi che il proprio team sia sconfitto in partenza. Vogliono giocarsela, con una tattica simile a quella che permise loro di battere l'Itlia nel 1966: una robusta e numerosa linea difensiva e fulminee ripartenze, un modulo 5-4-1 che la dice tutta sull'atteggiamento in campo. Difficile ripetere l'impresa, ma loro non vogliono porsi limiti per un sogno mondiale che spesso capita una volta sola nella vita. Per non parlare di quello che potrebbe essere l'evento sportivo dell'anno, se per uno scherzo del destino si dovesse verificare: il derby fra le due Coree ai Mondiali.
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