The Pirate Bay: la sentenza di primo grado condanna i gestori

Inviato da harvey lomax il Mer, 04/22/2009 - 15:17
Argomento
I quattro presunti gestori del sito thepiratebay.org, più un quinto individuo che avrebbe collaborato, sono stati condannati ad un anno di reclusione e ad un'ammenda di quasi 3 milioni di euro. La sentenza di primo grado di un tribunale svedese ha avuto ampia risonanza in tutto il mondo. Il sito, che altro non è se non un motore di ricerca, un indicizzatore di files per il protocollo bittorrent, ha raggiunto un'enorme popolarità fra gli utilizzatori di P2P, suscitando l'ira delle lobbies dell'intrattenimento. La sentenza risale a qualche giorno fa. Nel frattempo, in molti hanno tentato di interpretarla, di discuterne, di capire cosa accadrà in futuro, anche in Italia. Qui trovate alcuni interessanti articoli, su Punto Informatico, che vi invitiamo a leggere per approfondire la questione. Da notare che finalmente anche i quotidiani italiani abbiano dato risalto alla notizia. La condanna fa contente le lobbies dell'intrattenimento, ma gli imputati hanno già annunciato il ricorso. La sentenza ha comunque suscitato molte perplessità, anche da parte di avvocati ed esperti di internet: il sito non contiene materiale protetto da diritto d'autore, si limita a fornire dei links, alla pari di quanto fanno Google e gli altri motori di ricerca, è questo uno dei punti salienti. Vero è però, che i motori di ricerca convenzionali solitamente rimuovono i contenuti che infrangono il diritto d'autore, quando segnalati, mentre The Pirate Bay no. Come è vero che il sito incriminato ospita links anche a materiale che non infrange la legge sul copyright. Ancora una volta, gli interessi di pochi hanno prevalso su quelli dei molti. L'interesse di una casta (non ci riferiamo agli artisti) di poter sempre e comunque spremere i consumatori come limoni, senza concedere loro alcunché (diritto alla copia privata, diritto alla fruizione di quanto acquistato su qualunque dispositivo, tanto per citarne alcuni). In un mondo dove la crisi economica sta riducendo alla fame milioni di persone, ci sono individui che si lamentano per qualche (presunto) milione di introiti in meno, che si badi bene, non finirebbe comunque nelle mani degli artisti, ma in quelle di coloro i quali ne detengono i diritti. Gli stessi che denunciano la perdita di centinaia di posti di lavoro, a fronte di milioni di nuovi disoccupati nel mondo, non certo causati della pirateria multimediale. Mi domando perché mandare a casa 100 lavoratori di quel settore debba essere più grave che non liberarsi di 100 operai che lavorano in fonderia. Perché non ci si accanisce nello stesso modo su chi causa la perdita dell'occupazione ai minatori del Sulcis? E sono sempre quegli stessi individui, che affermano che la pirateria multimediale favorisca il terrorismo (si, hanno detto anche questo!): ce lo vedo Bin Laden seduto su di un marciapiede di Peshawar che vende cd masterizzati degli U2 per comprarsi delle armi! La verità è che in un momento in cui sempre più gente è ridotta alla fame, qualcuno proprio non riesce a fare a meno di qualche milione di dollari per una nuova villa sulla testa della Statua della Libertà! Nessuno si è posto il problema che se ci sono milioni di persone che scaricano musica e films da internet in un modo o nell'altro, sarebbe forse ora di ripensare il modello di sfruttamento del diritto d'autore, dando inoltre i soldi a chi realmente produce, e non ai soliti parassiti? Senza contare che è immorale che un individuo possa permettersi di vivere fino alla fine dei propri giorni (ed anche di quelli degli eredi, per 95 anni!) sfruttando il fatto di avere portato al successo due brani in tutta la sua vita, mentre in Africa non si arriva a guadagnare due dollari al giorno. Come disse Jose Mouriño: "Non mi piace la prostituzione intellettuale". Qui le considerazioni di Enzo Mazza, presidente di FIMI, sulla vicenda, sempre da Punto Informatico, con relativi commenti dei lettori.

La radio nazionale svedese avrebbe rivelato che uno dei giudici che hanno contribuito alla condanna dei quattro gestori del sito, sarebbe pesantemente coinvolto con le lobbies del copyright. Tomas Norstrom sarebbe quindi in una situazione di pasele conflitto d'interessi, essendo membro di Swedish Association of Copyright (SFU) e Swedish Association for the Protection of Intellectual Property (SFIR) (fonte: http://torrentfreak.com/pirate-bay-lawyer-is-biased-calls-for-a-retrial…). Uno degli avvocati della Baia sarebbe già in procinto di richiedere l'annullamento del processo per i suddetti motivi. Certo che scoprire che uno dei giudici aveva degli interessi personali nel processo, non può non lasciar pensare che qualcuno fosse in malafede...