Argomento
Qualche tempo fa, il commissario europeo Charlie McCreevy lanciò la proposta di allineare la durata dei diritti sulle registrazioni, ovvero sulle performances, le esibizioni, le interpretazioni, da 50 a 95 anni, allineandosi con gli Stati Uniti (che notoriamente governati non da un presidente ma da varie lobbies tra cui quelle dell'intrattenimento). L'idea che vorrebbero far passare, è che si intente tutelare gli artisti fornendo loro una fonte di reddito grazie ai diritti, che verrebbero estesi nel tempo, garantendo così una fonte di sostentamento. Ciò sarebbe ancora più importante per coloro i quali vendono poco. Ma se vendono poco, forse è perché il loro lavoro non è poi così straordinario. E se non lo è, perché devono continuare a vivere senza fare niente nella vita, campando solo per aver cantato un'unica canzone di successo, tanto per fare un esempio? E quelli che lavorano 50 anni alle fornaci in fabbrica per almeno otto ore al giorno? A loro perché non danno i diritti sull'acciaio che lavorano? Il copyright è un'infamia, perché così come è strutturato oggi, serve solo a riempire le tasche delle lobbies della musica. E non lo diciamo solo noi, lo dice anche David Byrne sul suo blog, tanto per fare un altro esempio. Nessun artista campa 95 anni dopo aver interpretato (cantato, eseguito, ecc, ecc) un successo (ed essersi iscritto a SIAE ed omologhi), a meno che non sia una compilation di vagiti di un neonato. Allora a cosa serve estendere i diritti a 95 anni? Per far avere i soldi a figli e parenti? Ma loro che centrano? Perché devono vivere coi soldi guadagnati dal copyright del parente defunto? Di chi era l'opera d'ingegno? E che non mi vengano a dire che quei soldi li usano per perpetuarne il ricordo, per creare mostre, musei o altro. Tutte cazzate, lo sappiamo che quei soldi se li spendono tutti in mignotte, rarissimi sono i casi in cui gli eredi lavorano realmente per rispolverare la gloria del defunto, ed in tal caso spesso sono loro stessi ad affrontare sacrifici economici non indifferenti. Questo perché i soldi che si ricavano dai diritti d'autore e che vanno realmente ad artisti o agli eredi, sono una briciola rispetto a quanto si pappano le case discografiche nel mondo, in generale (anche qui ci sono eccezioni), non sono quindi abbastanza per costruire musei, per restaurare vecchie registrazioni su nastri di cellulosa, per digitalizzare vecchie tracce, ecc. Bisogna poi aggiungere che se l'artista è veramente famoso, spesso sono fondazioni private, grandi musei o anche lo Stato a farsi carico delle spese. Quindi ci si domanda: A chi serve estendere il copyright a 95 anni? La risposta a noi pare chiara: solo alle case discografiche ed affini.
Qui sotto riporto un link dove potete firmare una petizione contro questa estensione. Leggete attentamente e firmate solo se siete convinti delle ragioni espresse.
Petizione contro l'estensione del copyright