Lo scorso 17 ottobre è deceduto il regista giapponese Koji Wakamatsu. Era stato ricoverato cinque giorni prima dopo essere stato investito da un taxi a Tokyo, di ritorno da un meeting per discutere il budget del suo prossimo film sulla lobby giapponese del nucleare.
Il 76enne era stato recentemente premiato al Busan Film Festival e presentato la pellicola The Millennial Rapture al Festival del Cinema di Venezia. Nel 2012 aveva già diretto tre film. la sua produzione è stata infatti estremamente prolifica, con più di 100 film.
Cresciuto artisticamente negli ani '60 e 70', di sinistra, è stato uno dei più grandi cineasti giapponesi a cavallo dei due millenni. Maestro indiscusso del genere pinku eiga (softcore), del poliziesco pulp, elevò l'uso del bianco e nero allo stato dell'arte; i chiaroscuri delle sue inquadrature erano dotati di un'espressività esplosiva, al pari delle tematiche affrontate. Spaccati di vite maledette, figlie del '68, in cui politica, sesso e violenza si intrecciavano in un cinema mutageno di paradisi ed inferni, di sublimazioni, sofferenze, rassegnazione. L'elegia di personaggi maltrattati dal destino, di vite predestinate alla dannazione, di non esistenze destinate a non lasciare alcuna traccia in questo mondo. Conturbante, senza mai scendere nella volgarità, utilizzò il nudo come specchio di una realtà, a suo modo di vedere, figlia dei contrasti sociali e politici degli anni '60 e '70. Un nudo che più che fisico intendeva spogliare le anime di inutili non esistenze, che talvolta terminavano in suicidi catartici.
Rimane comunque difficile un'analisi della sua enorme filmografia in poche righe, scritte per di più da chi lo ha profondamente amato ed ancora non si capacita della sua dipartita. Inutile parimenti citare alcuni esempi fra i suoi capolavori, se non 11.25 Jiketsu No Hi, Mishima Yukio To Wakamonotachi (improntato sulla controversa figura di Yukio Mishima), presentato nel corso dell'edizione 2012 del Festival di Cannes, e la produzione di Ecco l'impero dei sensi di Nagisa Oshima (1976).
Wakamatsu Koji è stato un genio. La sua opera ha iniziato ad essere conosciuta soltanto negli ultimi anni. Invitato finalmente ai più prestigiosi festival cinematografici, veniva sempre più apprezzato dalla critica, nonostante la bassa diffusione presso il grande pubblico. Non poteva però essere altrimenti, data la peculiarità della sua filmografia.
In Italia le sue pellicole sono state spesso trasmesse all'interno di Fuori Orario, la trasmissione di Rai 3 di Enrico Ghezzi, che lo ha fatto conoscere ad un gran numero di spettatori.
Wakamatsu Koji se n'è andato in modo imprevedibile, con un violento colpo di scena dei suoi. Come se fosse uscito improvvisamente dallo schermo per schiaffeggiarci e poi scomparire tra i lacrimogeni della polizia. Ma al contrario dei suoi personaggi, ne siamo certi, una traccia di lui rimarrà per sempre.
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