Argomento
Lo scorso 29 dicembre, è stato finalmente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale
il decreto col quale si pone fine ad anni di obblighi assurdi e forzature per le
connessioni wifi in Italia.
Ciò che era stato richiesto mediante il famigerato
decreto Pisanu, che richiedeva la tracciatura ed identificazione indiscriminata
di chiunque utilizzasse una connessione wifi, compresi i privati a casa
propria, è stato finalmente messo da parte. Il decreto Pisanu ha comportato un enorme innalzamento dei costi per i fornitori di connettività, ed ha costretto, almeno in teoria, anche i privati cittadini con un modem wifi a prendere maggiori precauzioni per evitare intrusioni sul proprio network che avrebbero potuto essere utilizzate per commettere reati. Se da un lato ciò era auspicabile, dall'altro non tutti erano ovviamente in grado di provvedervi, ed hanno dovuto rivolgersi a costosi professionisti. Rimane poi tutta da dimostrare l'efficacia del provvedimento voluto dall'ex ministro allo scopo di combattere il terrorismo. In seguito alla promulgazione del suddetto, molte furono le polemiche di attivisti per i diritti civili e uomini d'affari, i primi ovviamente preoccupati per le schedature, i secondi perché l'innalzamento dei costi per allinearsi alle nuove regole ha pesantemente condizionato lo sviluppo del wifi in Italia, che è così rimasto ai margini in Europa per quanto riguarda questo settore, privando di fatto milioni di utenti della possibilità di entrare in rete. Biblioteche, reti civiche e scuole, dinnanzi a tali inusitate richieste si sono infatti viste obbligate a dismettere od inibire l'accesso mediante il proprio network wifi.
Ora tutto ciò è per fortuna cessato, nonostante anni di prolungamenti passati sottobanco nei palazzi del potere, in momenti in cui l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica era altrove concentrata. Ora, col decreto voluto dal ministro Maroni, bar, hotel, biblioteche, aeroporti e tutti quegli esercizi che non rientrano nella categoria dei fornitori di connettività, possono liberamente installare una rete wifi e renderla disponibile a chiunque senza doverne registrare le generalità, senza darne comunicazione alla Questura, come invece precedentemente previsto. Permangono tuttavia gli obblighi previsti per ISP e fornitori di connettività in genere, nonché, ovviamente, la possibilità da parte delle forze dell'ordine di utilizzare ogni mezzo per tracciare le attività su di un determinato network, a condizione che vi sia un mandato. L'auspicio è che come al solito non si finisca col ribaltare la frittata, promulgando poi leggi che di fatto impongono l'identificazione indiscriminata degli internauti.
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