Argomento
Il famigerato Lodo Alfano, conosciuto anche come disegno di legge sulle intercettazioni, ha sollevato e sta ancora sollevando numerose polemiche. C'è però un comma su cui in (relativamente) pochi si sono soffermati, che comunque riveste una notevole importanza. Su questo comma, il 28 dell'art.1 del d.d.l. 1415A presentato alla Camera dei Deputati, si è espresso l'Istituto per le Politiche dell'Innovazione, con una lettera aperta pubblicata su Punto Informatico. La missiva presenta le perplessità espresse in merito a quello che è il cosiddetto diritto di rettifica. Come sappiamo, allo stato attuale, se un giornale pubblica una notizia errata, è obbligato, giustamente, a rettificarla. Se qualcuno diffama, viene giustamente perseguito, dentro o fuori da internet. Il problema è che col nuovo disegno di legge, si obbligherebbe qualunque sito a rettificare una notizia entro 48 ore dalla richiesta (arrivo della stessa al gestore del sito, o data di spedizione, od altro non si sa). Se ciò è plausibile per un quotidiano online, non lo è certo per un qualunque sito più o meno amatoriale, blog, portale, o semplice forum. Infatti i siti non professionali spesso sono gestiti da un unico individuo, o comunque poche persone, cosa capiterebbe se arrivasse una richiesta di rettifica mentre il gestore è ricoverato in ospedale per un attacco di appendicite o perché semplicemente in ferie per una settimana? Assurdo pensare che si possa essere sempre e comunque fisicamente disponibili ad intervenire in un lasso di tempo così breve! In caso di mancata rettifica si rischiano da 15 a 25 milioni delle vecchie lire, quale privato si può permettere un tale rischio? Si vuole equiparare un blog amatoriale ad un organo di stampa commerciale, cosa assolutamente impensabile, tanto più che li si vorrebbe accorpare solamente sotto il profilo degli obblighi legislativi, senza che essi vengano equiparati anche sotto il profilo della tutela. Per esempio un blogger non può attualmente appellarsi al diritto di non rivelare le proprie fonti, mentre un giornalista sì; un blogger non dispone solitamente di una schiera di avvocati pagati dalla testata, pronti a difenderlo dagli attacchi di personaggi potenti a cui non piacciono le notizie pubblicate.
In soldoni, un emendamento del genere, porterebbe alla chiusura di siti, blogs, social networks, ecc, per paura di andare incontro ad una multa salatissima (per un privato). I gestori dei siti, piuttosto che correre il rischio, sarebbero portati a chiuderlo. Una maniera spiccia ed apparentemente inoppugnabile per tappare la bocca a chiunque gestisca un sito. Tra l'altro, basta una richiesta di rettifica inviata ad un blog affinché questa venga, presumibilmente, rettificata, senza per altro avere la possibilità di verificare in sole 48 ore, se la richiesta ha realmente ragione d'essere o meno. Così come un blog può presentare una notizia alcuni giorni dopo la sua apparizione sui media convenzionali, così si può anche supporre che la non veridicità della stessa possa richiedere pù tempo al gestore del sito amatoriale per essere verificata: spesso una notizia su di un blog è in realtà un commento della stessa, pubblicata magari da qualcuno da un'altra parte (copyright permettendo); vera o falsa che essa sia, chiunque ha in ogni modo il diritto di disquisirne, con i mezzi che ritiene opportuni. Internet, e i blogs in particolare, sono ormai divenuti una fonte d'informazioni preziosa per i giornali e telegiornali, chiudere questi siti significa tagliare fuori una grossa fetta dell'informazione indipendente, di notizie di cui i mass media convenzionali difficilmente si occupano.
Il governo sta cercando di far passare in silenzio anche questo assurdo comma, non sappiamo se in buona o mala fede, si tratta comunque di un abominio legislativo, che deve essere assolutamente evitato. Per questo è stato indetto, in concomitanza con lo sciopero dei giornalisti del 14 luglio, anche uno sciopero di bloggers e gestori di siti, a cui anche noi della Gazzetta del Cadavere aderiamo.
Repubblica.it sta raccogliendo firme contro il ddl in questione; l'appello è sottoscivibile qui.
Qui invece l'appello per aderire allo sciopero, le modalità d'adesione
Qui un articolo dell avv. Guido Scorza su Punto Informatico, dove viene spiegato il comma con le relative conseguenze.
Qui il testo dell'emendamento.
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