Argomento
Ce lo disse John Rambo nel memorabile film Rambo 2: "...ci sono ancora molti prigionieri americani che attendono di essere liberati". Se ancora qualcuno fosse stato in vita all'epoca della pellicola, ora è quasi certo che sia morto. Tuttavia, un prigioniero americano non è un prigioniero qualsiasi, è un prigioniero americano. Non importa dove, come e quando, un americano non viene mai lasciato indietro. Ci possono volere anni, milioni di dollari e la perdita di altre vite umane, ma un prigioniero americano appeso a testa in giù e torturato con scariche elettriche e ferri roventi, mentre una donna lo sfotte per le dimensioni del suo pene, sotto sotto se la ride sempre. Si, perché sa che prima o poi da quella porta che ormai non può più vedere, prima o poi entrerà, con un gran fracasso di spari che egli non potrà comunque udire, e di lacrimogeni che non potrà più sentire, un manipolo di marines che lo riporterà a casa.
Ed anche questa volta, è stato così; l'ultimo prigioniero è tornato a casa sua, a Seattle: è Amanda Knox, tenuta prigioniera in Italia per quattro lunghi anni da un regime dittatoriale di giudici comunisti e corrotti. Dalle paludi del Vietnam a quelle dalla Pianura Padana, il passo è stato breve. Non più marines e raffiche di mitra, ma pressioni mediatiche operate dalla lobby trasversale pro USA, che dagli Stati Uniti fino in Italia ha sempre spinto affinché la ragazza fosse assolta e potesse tornare a casa. Colpevole od innocente, ciò non contava. Era americana, e doveva tornare a casa sua. Come accaduto a chi sparò a Nicola Calipari nel 2005, sulla strada per l'aeroporto di Baghdad, come accaduto all'equipaggio del Prowler Grumman EA-6B, che il 3 febbraio 1998 tranciò i cavi della funivia del Cermis, provocando la morte di 20 persone.
Non importa dove tu sia e cosa tu abbia fatto: se sei Americano, hai sempre la certezza che prima o poi tornerai a casa. Impunito. A meno che non ti chiami Bradley Manning
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