Italia, dopo quella dei cervelli, ecco la fuga dei piselli

Inviato da harvey lomax il Ven, 05/23/2014 - 21:27
Argomento

L'industria nazionale della pornografia è in crisi, e decide di andarsene all'estero. un bel bacellone di pisello aperto. Source http://pixabay.com License Public Domain CC0La minaccia di portare al 25% la tassazione sui media pornografici sta inducendo quella che una volta rappresentava una delle eccellenze imprenditoriali nostrane a migrare verso nazioni con regimi fiscali più agevoli e con leggi più chiare e permissive. L'Italia bacchettona, che si lancia in rumorose campagne mediatiche contro prostituzione e pornografia, e che si erge a bastione difensivo della moralità, che vorrebbe tutti gli individui castrati, impotenti e frigidi, è la stessa che consuma più pornografia di chiunque altro in Europa, proprio a causa di questa continua castrazione mediatica, è quell'Italia che si nasconde nei meandri della pay tv a luci rosse, dei siti internet, delle cene eleganti e delle gare di burlesque.

Un'industria fiorente che crea posti di lavoro e fa innalzare il PIL, oltre al resto, un business da 1,5 miliardi di euro che la nostra nazione potrebbe lasciarsi sfuggire. Sai chiaro, l'industria del porno nostrano vuole pagare le tasse, ma chiede di essere trattata allo stesso modo di tante altre nazioni, come Germania, Ungheria, Repubblica Ceca, in modo tale da poter competere con quei mercati e con quelli d'oltreoceano, che pure godono di un migliore regime fiscale. Insomma, non bastano le sciocche tasse su quei comparti che potrebbero apportare benefici non solo economici come quello delle energie alternative, il nostro governo riesce sempre a trovare nuovi uccelli a cui tarpare le ali. Appena emerge qualcosa di nuovo, crede sempre di aver trovato la gallina dalle uova d'oro ed inizia a spremere il limone prima che questo sia maturo. poi ci si chiede come mai le aziende italiane non riescono ad essere competitive. Inoltre in Italia miliardi provenienti dai fondi europei vengono ogni anno gettati alle ortiche per mancanza di idee, intoppi burocratici ed ostracismi vari, mentre business come quello del porno che ne avrebbero bisogno per aumentare la propria competitività e favorire l'occupazione, soprattutto giovanile, vengono inspiegabilmente snobbati.

L'ex pornodivo Rocco Siffredi. By Rick Hall, license  CC Attribution 2.0 GenericTuttavia, se vogliamo addentrarci nel profondo (della questione) il problema della crisi del settore non riguarda solamente l'innalzamento della tassazione. Esso è entrato in una fase di stagnazione ormai da decenni, e la crisi riguarda particolarmente l'industria locale, ma non solo. Ricordo di aver letto molti anni fa, un'intervista a Rocco Siffredi, in cui l'attore additava l'avvento di internet e di siti come You Porn quale causa. La verità e che il settore dell'intrattenimento per adulti tradizionale soffre di una conclamata arretratezza. Non ha saputo cambiare il proprio modello di business per adeguarlo alle nuove tecnologie ad alle opportunità offerte dalla rete, si è fossilizzato su di un sistema distributivo e di produzione che era obsoleto già dieci anni fa, fatto di videocassette comprate nelle edicole, dvd da noleggiare nelle videoteche e sale cinematografiche dedicate. Non è più il tempo di colossal dai costi esorbitanti con attori di conclamata fama e facce sempre uguali. Questa è l'epoca delle produzioni a basso costo, delle piattaforme sociali in cui condividere le proprie gioie (ed i dolori, per gli amanti del genere), dei filmati amatoriali in cui ognuno può sentirsi protagonista. Certo, la qualità della produzione ne risente, ma questo è quanto sta accadendo in tutti i settori produttivi nel mondo, dalle automobili ai computer, dall'alimentare ai capi d'abbigliamento: una volta un'automobile o un pc duravano 10 anni, ora sei fortunato se dopo tre cammina ancora. E' l'effetto della globalizzazione, di un mercato che bada più alla quantità che non alla qualità, che offre al consumatore forse più scelta, a minor costo, che per produrre profitto deve necessariamente tagliare sui processi produttivi e la manodopera. Non è un caso che dopo Rocco Siffredi non vi sia praticamente stato alcun ricambio generazionale qui in Italia; già anni fa si iniziò a guardare al mercato dell'Europa dell'Est per reclutare nuova manovalanza a basso costo, piuttosto che investire nei giovani italiani ed incentivare la formazione professionale locale.
Gli stessi giganti americani del settore (400 case produttrici nel 2010), hanno risentito del cambiamento del modello produttivo, andando incontro a perdite che essi attribuiscono (come sempre) alla pirateria, ma che in realtà sono dovuti all'incapacità delle aziende di comprendere i cambiamenti a cui il settore è andato incontro ed alle mutate esigenze del consumatore. Ciò senza poi considerare la feroce concorrenza della controparte giapponese, che grazie alla globalizzazione ha realizzato profitti via via maggiori anche in Occidente, portando una ventata di freschezza e nuove tendenze che hanno contribuito all'obsolescenza del prodotto occidentale. Ciò dimostra, se ve ne fosse ancora necessità, che comunque il porno tira...

Francesco Urbini, Testa de cazi (da Casteldurante), 1536, piatto maiolica. Ashmolean Museum, OxfordLe conseguenze di questa crisi nel nostro paese sono ben visibili: esternalizzazioni, taglio dei rami secchi (...), reclutamento all'estero di nuove leve (...). Non si può pertanto imputare al solo innalzamento delle tasse la situazione generale in cui versa: se non si procederà ad un ampio processo di innovazione dei processi, mezzi e metodi produttivi e svecchiamento di mentalità, come direbbero nell'ambiente "sono cazzi"...