L'azienda californiana ha ufficializzato qualche giorno fa il taglio di 27.000 posti di lavoro entro il 2014.
L'ennesima ristrutturazione operata per ridurre i costi, colpirà più profondamente coloro i quali si occupano di servizi per le imprese. La crisi forse spinge le aziende a ridurre i costi dei servizi richiesti, e pertanto, diminuendo la domanda, non c'è più bisogno di manodopera? Sta di fatto che negli ultimi mesi HP, come altre aziende dell'IT (vedi Yahoo) stanno tentando un'ulteriore sfogliata dei rami secchi. Il rischio è però che vengano tagliati anche rami buoni, che magari necessitano solo di un po' più di tempo. Ultimamente sembra che l'IT abbia una gran fretta, e tra affari sballati, investimenti azzardati, know how e capitale umano mal sfruttati, si potrebbe costruire una nuova compagnia in grado di concorrere a più livelli. Purtroppo la miopia degli investitori e di un certo management condiziona pesantemente sia il mercato azionario che quello del lavoro. Negativamente, si intende. L'azienda di Palo Alto sembra aver individuato nel cloud il business del momento, con un occhio di riguardo alle banche dati ed alla sicurezza (che per le grandi aziende non IT è notoriamente una chimera). Recentemente vi era stato l'annuncio di una possibile esternalizzazione del settore di produzione dei computer, di cui HP detiene la fetta più grande, salvo poi ripensarci, ed annunciare di voler puntare su di esso per il futuro. Nelle dichiarazioni più recenti non vi è però traccia di programmi in merito. L'ennesimo cambio di strategia? Al momento è prematuro dirlo, ma non sarebbe da escludere: che a Plao Alto non abbiano le idee molto chiare è lapalissiano. Intanto fanno sapere di voler investire in ricerca e sviluppo, con un occhio alle nuove tecnologie. Non sembra una gran novità, se non un modo carino per dire ai propri fornitori che anche lì si tirerà la cinghia.
HP non è comunque la sola a tagliare posti di lavoro. Anche Research In Motion, fra le altre, pare intenzionata a disfarsi di 2-6000 dipendenti entro il prossimo giugno. Le ultime trimestrali si sa, non hanno per niente soddisfatto, e l'incapacità di stare al passo con i concorrenti più agguerriti nel campo degli smartphone, ovvero iPhone e device Android, hanno rilegato l'azienda canadese in una nicchia di mercato, quella delle aziende corporate che possono permettersi il lusso di avere un proprio server per i dipendenti. E' però il grande pubblico che snobba i suoi prodotti, un tempo status symbol di manager (ed aspiranti tali), oggi non all'altezza dei concorrenti, sebbene qualcuno lo ritenga comunque più sicuro. Peccato che questa sua intrinseca sicurezza causi problemi con le varie nazioni che nelle sue comunicazioni crittografate vorrebbero infilarci il naso. Da qualunque parte la si tiri, la coperta è comunque corta. Secondo dati recenti, attualmente l'azienda del BlackBerry possiede una quota di mercato degli smartphone corrispondente a circa il 6,5%: un anno fa, era circa il doppio.
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Alcuni dati su RIM