Argomento
33 milioni di dollari buttati nello scarico. Più o meno questo deve essere stato il pensiero dei finanziatori di Cuil, il motore di ricerca semantico nato circa due anni fa. Creato da alcuni ex impiegati di Google, esso avrebbe dovuto rivaleggiare con quest'ultimo, forte di un motore di indicizzazione ritenuto più potente (120 miliardi di pagine indicizzate, secondo gli autori), di una miglior tutela della privacy dei navigatori, e di quelle caratteristiche Web 2.0 (NdA: un termine che in realtà non significa nulla), che avrebbe dovuto consentire al neonato di fare a pezzi la concorrenza. Ciò almeno secondo vari osservatori del settore e sedicenti giornalisti esperti in materia. La realtà dei fatti è che da alcuni giorni cuil.com è sparito dal web, ed il motivo è che i soldi sono finiti, e pare che gli impiegati non siano stati pagati in quest'ultima settimana. Beh, nulla in confronto a quanto accade qui in Italia. Ma il punto è comunque un altro. Cuil millantava prestazioni eccezionali che in realtà non ha mai avuto, i risultati forniti saranno anche stati semantici come asseriva, ma spesso non avevano nulla a che vedere con quanto ricercato, o comunque di scarso interesse. A testimonianza di ciò, anche le statistiche d'accesso al sito fornite dalla società d'analisi Compete, secondo cui persino il vecchio Altavista surclassa Cuil come numero di visitatori. La notizia non ha certo creato patemi nel mondo di internet (finanziatori a parte), al contrario molti sono stati i commenti favorevoli alla dipartita (temporanea o meno non si sa) del motore di ricerca meno amato di sempre.
- Accedi per poter commentare