Argomento
Dopo il polverone sollevato nei giorni scorsi dalla pagina di Facebook denominata Uccidiamo Berlusconi, il ministro Maroni aveva definito inconcepibile il fatto che qualcuno potesse scrivere su di un sito un tale incitamento, aveva paventato l'attribuzione di vari reati nei confronti degli amministratori della pagina incriminata, ed annunciato provvedimenti. La Procura della Repubblica di Roma aveva aperto un'indagine. Mentre tutto il PdL si dichiarava sconcertato dalla presenza di tale sito, si proclamava assolutamente solidale col premier, nessuno si scandalizzava od alzava un dito contro pagine dal contenuto simile quale Sopprimiamo Franceschini, Uccidiamo Bassolino, A morte Marco Travaglio, solo per citarne alcuni. Senza contare il lungo elenco di siti simili riguardanti personaggi non italiani. Fatto sta che il solerte ministro Maroni ha annunciato che Uccidiamo Berlusconi sarebbe sparito dalla rete. Ma l'unico sistema per farlo è cancellare la pagina dal server ove essa risiede, ovvero da Facebook, su cui lo Stato Italiano non ha alcuna giurisdizione. Ed allora il ministro Maroni ha chiesto all'azienda di Palo Alto di rimuovere il gruppo incriminato, ma la risposta di Facebook è stata: "Il contenuto e le discussioni presenti all'interno del gruppo non violano le condizioni d'uso di Facebook, ad eccezione del nome del gruppo. Abbiamo perciò contattato gli amministratori del gruppo richiedendo immediatamente il cambiamento del nome. Ci comportiamo allo stesso modo con tutti i gruppi simili”. Il gruppo ha infatti cambiato nome in Berlusconi, ora che abbiamo la tua attenzione...RISPONDI ALLE NOSTRE DOMANDE, ma il contenuto è rimasto lo stesso. Maroni è rimasto così con un palmo di naso. Pare che l'aura di intoccabilità che circonda il premier italiano non funzioni all'estero. Ma si sa, gli Americani sono tutti comunisti...
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