La Cina vuole i brevetti delle aziende straniere operanti sul suo territorio?

Inviato da harvey lomax il Ven, 04/24/2009 - 10:30
Argomento
Ci sono notizie importanti che spesso passano inosservate ai grandi media, o che vengono comunque rivelate con colpevole ritardo. L'edizione odierna del Daily Yomiuri Online riporta una notizia che, se vera, ha veramente dell'incredibile. La Cina avrebbe intenzione di introdurre una legge secondo la quale qualunque società straniera produttrice di manifatture di tipo digitale, come cpu, componenti per computers e reti, o comunque apparecchi con dispositivi digitali o elettronici, è tenuta a fornire informazioni chiave su tali prodotti. In parole povere, tanto per fare un esempio, se un'azienda produce una cpu in Cina, è tenuta a fornirne specifiche e codice. Una tale legge avrebbe un impatto devastante sulle aziende operanti in Cina, perché fornire il codice sorgente dei propri dispositivi al governo cinese significa, di fatto, aprire i propri brevetti alle aziende locali che sarebbero perciò in grado di analizzarli e copiarli, per poi produrre in proprio dispositivi analoghi, con tecnologie se non uguali, molto simili. Certo, anche in Cina vige una legge che tutela i brevetti, ma c'è da scommettere che per le aziende del posto non sarebbe troppo difficile trovare il modo di aggirarla per poter sfruttare le nuove conoscenze acquisite. Senza contare che nel paese asiatico le regole sono un po' diverse rispetto a quelle europee e americane. Per aziende come IBM, Intel, AMD e tante altre sarebbe un disastro totale. Anche le società italiane verrebbero coinvolte. Si pensi per esempio a quelle che fabbricano lenti ed occhiali, utilizzando magari brevetti particolari sulle tecnologie per produrle, oppure ai calzaturifici che hanno spostato lì le proprie fabbriche, che producono manufatti utilizzando propri brevetti per suole, materiali, ecc. Ad essere cattivi si potrebbe dire che se lo meritano, dato che lo spostamento delle fabbriche ha di fatto tolto il lavoro a molta gente in Italia ed Europa. Tuttavia, queste sono le regole del mercato, per quanto poco etiche esse siano. D'altro canto tali aziende hanno dato lavoro ad altri esseri umani in un'altra parte del mondo; ciò che sarebbe da considerare è piuttosto la condizione in cui questi lavoratori si ritrovano, costretti a condizioni estramamente difficoltose, talvolta inumane, ma questa è un'altra storia. Appena appresa la notizia, varie nazioni hanno riferito le proprie preoccupazioni al governo asiatico, che però non pare intenzionato a tornare sui propri passi. L'applicazione di questa nuova regola potrebbe inoltre avere pesanti ripercussioni sull'utilizzo di tecniche di cifratura interne ai vari componenti, che potrebbero quindi essere svelate e comportare di conseguenza notevoli rischi sulla sicurezza per le nazioni che utilizzano quei componenti. Tra le ragioni addotte da Pechino in merito all'introduzione di questo nuovo sistema, vi sarebbe la prevenzione contro i virus per computers...

Secondo me il problema della crittografia non persiste, in quanto la sicurezza non può essere basata sul algoritmo di persé, ma deve essere basata sulla sicurezza della chiave. Detto ciò, la storia dei brevetti è sempre la stessa (premesso che sono contro brevetti di ogni tipo, specialmente nell'ambito software): o i brevetti non si fanno da nessuna parte, o dappertutto (quindi anche la loro validità). Concordo nel fatto che magari cosi alcuni ditte magari riporteranno la produzione nei proprio paesi di provenienza.

Vero, ma come ben sai, esistono algoritmi crittografici più complessi ed altri meno (wep e wap per esempio). Inoltre lil problema non è tanto la comunicazione crittografata in sè stessa quanto il come implementarla. Al momento non è chiare se le aziende sarebbero anche tenute a fornire le chiavi, cercherò di scoprirlo. I brevetti esistono ovunque; diverso è il concetto di brevettabilità nei diversi paesi, dove si arriva all'estremo dei patent trolls, della brevettabilità di mere idee, aspettando che qualcuno le realizzi per poi chiedergli i danni. I brevetti non sono necessariamente un male (nel caso del software lo sono), sono nati per permettere ad un inventore di mantenere la paternità sulla propria creazione, e possibilmente trarne guadagno evitando che qualcuno copiasse e ci lucrasse sopra. In quanto alla validità universale del brevetto, beh consentimelo, in quest'epoca è una mera illusione... troppi gli interessi in ballo.