Nel corso di un'intervista con la nota conduttrice Oprah Winfrey, Lance Armstrong ha finalmente confessato di aver fatto uso di doping nel corso della propria carriera, come già appurato dalla Unione Internazionale del Ciclismo.
Di più, ha confermato che la sua intera carriera sportiva è stata costruita sull'utilizzo di sostanze proibite. Dai sette titoli conquistati al Tour de France al bronzo olimpito, tutto è stato conquistato con l'inganno, la malafede, l'accidia, la disonestà.
Si tratta del caso più eclatante degli utlimi anni in tutto il mondo dello sport. Armstrong, l'uomo che aveva sconfitto il cancro ed era arrivato ai vertici dello sport mondiale, è in realtà una bufala colossale. Ha ingannato i suoi tifosi, coloro i quali hanno aiutato la sua fondazione per la lotta al tumore, le federazioni, i colleghi e lo sport in generale. Ha ingannato sapendo di ingannare, ripetutamente, per lunghi anni, non per debolezza psicologica o per insostenibili pressioni, ma solo per bramosia, e per tale motivo, non potrà mai essere perdonato. Nei suoi occhi non si legge la disperazione di Alex Schwarzer, anche solotanto pochi mesi fa aveva affermato stizzito di non aver intezione di difendersi dinnanzi agli organi competenti dalle accuse mossegli contro. Per forza, sapeva di essere colpevole! Meglio quindi apparire come vittima. Altro schifo da aggiungere alla vicenda. Forse la consuetudine all'uso di sostanze dopanti negli USA da parte degli atleti professionisti (basti vedere i giocatori di football americano) gli aveva fatto credere di essere immune ai controlli, ma si sbagliava. Fortunatamente non tutti sono asserviti ai giochi di denaro e di potere delle grandi leghe sportive americane. E così, la tesi del nostrano procuratore antidoping Ettore Torri, è stata ancora una volta confermata. La differenza con altri casi del passato è che Armstrong incarnava un ideale, quello dell'eroe che aveva sconfitto il male e tutti i suoi avversari: il tipico eroe americano. Che ora è diventato invece il tipico dopato americano, un sacco di pillole e flebo su cui ora tutto il mondo punta il dito. Non si può provare pietà per un essere simile, che ha sbagliato sia come sportivo che come uomo, che merita di pagare tutto dinnanzi alla giustizia sportiva ed a quella orinaria. Già si parla di numerose azioni legali nei suoi confronti, anche da parte del Department of Justice. Il quale potrebbe però scendere a pati qualora l'ex ciclista permettesse di arrivare ad altri soggetti che potrebbero essere coinvolti; dai proprietari delle squadre in cui ha militato, alla stessa Unione Internazionale del Ciclismo. Ciò non basterà sicuramente a cancellare la macchia dell'infamia dal texano, e bisogna sperare che la giustizia non cancelli tutto in cambio di qualche soffiata.
La cosa che però mi ha fatto incazzare più di tutte, è il messaggio di Riccardo Riccò, squalificato per 12 anni per doping. Attraverso Twitter scrive: "Era un campione punto e basta. Poi a me non emozionava ma era un gran corridore" - "È piaciuto, poi adesso sparano m... bravi fenomeni!!!!"
D'altronde cosa ci poteva aspettare da un altro dopato...
Più doping per tutti! Original images from: commons.wikimedia.org and public-domain-photos.com
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