Col nuovo anno sono stati pubblicati i rendiconto delle grandi aziende dell'Information Technology. Molti vendono, qualcuno compra, ma più che altro si tenta di uscire da una situazione di stallo che, con qualche eccezione, ha afflitto ed affligge ormai da tempo tale industria.
Apple si ritrova a dover fare i conti con avversari sempre più agguerriti, con l'accoppiata Samsung – Android in testa. Nonostante ciò, negli ultimi tre mesi del 2012, la Mela Morsicata ha ottenuto 54,5 miliardi di dollari di fatturato, con un utile netto di 13,1 miliardi di dollari, ovvero circa 13,81 dollari per azione. In termini percentuali, ciò corrisponde ad un incremento del 18% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, del 52% rispetto al trimestre precedente. Cifre notevoli, che però hanno destato qualche malumore presso la borsa di New York, dove qualcuno si aspettava maggiori guadagni. E' così accaduto che dopo l'annuncio, il 24 gennaio scorso, le azioni perdessero circa l'11%. Assurdità della finanza mondiale…
Ottime cifre per Samsung, che con i suoi dispositivi Android continua a raggranellare quote di mercato. La compagnia coreana ha fatturato nell'ultimo trimestre 2012 52,45 miliardi di dollari, con un utile di 8,27 miliardi (+10% ripetto al trimestre precedente, +89,3% su base annua). Solo nel settore mobile, grazie al Galaxy Note II ed al Galaxy SIII, si è avuta una crescita del 4% rispetto al trimestre precedente.
Nonostante gli ottimi risultati, l'azienda invita comunque alla cautela per l'anno appena iniziato: non è detto che si riescano a replicare le performance della stagione passata, il mercato mobile è soggetto a continue oscillazioni, e la crisi si fa sentire in tutti i settori.
Nokia, che da tempo navigava in acqua agitate, è riuscita a risollevarsi, tornando in positivo. I dati favorevoli sono dovuti alle vendite degli smartphone Lumia equipaggiati con la versione mobile di Windows. Ne sono stati venduti 4,4 milioni nell'ultimo trimestre del 2012. Il totale del fatturato Nokia per lo stesso periodo si aggira intorno agli 8,04 miliardi di euro. Confrontando i dati di fine 2011 col periodo analogo 2012, si passa da un conto in rosso di 1,2 miliardi di euro ad un attivo di 439 milioni. Purtroppo per la casa finlandese, i problemi endemici sono ben lungi dall'essere risolti. Gli smartphone non tirano più come anni fa, e benché esista tutt'ora uno zoccolo duro di utenti, le vendite sono diminuite del 66% rispetto al 2011, con un ricavo che è passato da 113,5 milioni a 86,3 milioni. Sembra che il continuo cambio di strategie nel settore non abbia giovato molto, a prescindere dal successo del Lumia. Bisogna vedere se l'adozione di Windows come sistema operativo per i propri dispositivi riuscirà a consolidarsi sul mercato nei prossimi mesi ed anni, o se l'aver abbandonato una piattaforma consolidata come Symbian si rivelerà controproducente. Un dato è comunque certo: i dispositivi equipaggiati con Android ed iPhone vanno al momento per la maggiore, ed è difficile immaginare che Windows Mobile possa riuscire a rosicchiare ai due una consistente fetta di mercato. Nell'epoca delle onnipresenti Apps, presentarsi con un prodotto che al momento non pò rivaleggiare sotto questo aspetto con gli altri due concorrenti, senza alcuna consistente novità rispetto ai competitor, si rivelerà sicuramente una sfida impegnativa.
Il colosso cinese Huawei ci ha abituati da tempo ad ottime performance. Grazie al basso costo della manodopera, l'azienda negli ultimi anni è riuscita ad espandersi dal mercato locale agli altri continenti, specialmente in Asia ed Europa. 26,3 miliardi di euro di ricavi nel 2012, per un incremento dell'8%, per un guadagno di 1,8 miliardi di euro, +33% rispetto all'anno precedente. Le stime per il 2013 parlano di risultati ancora migliori. Pesa però sull'azienda l'accusa di spionaggio che da più parti le viene mossa. Si rumoreggia che Huawei approfitterebbe dei propri dispositivi e tecnologie per permettere al governo di Pechino di ficcanasare in giro, ed ovviamente in contesti governativi ciò desta preoccupazione. Il governo australiano aveva già impedito alla compagnia cinese di partecipare ad un appalto per la costruzione / ammodernamento di reti telematiche sul proprio territorio. Ora anche gli USA tentano di ostacolarne la penetrazione sul proprio mercato, anche se le accuse di protezionismo vengono puntualmente smentite. Sicuramente, riuscire ad aggirare la diffidenza di certi stati occidentali costituirebbe un'ulteriore possibilità di incrementare il proprio business.
Yahoo era da molti attesa al varco, dopo l'ennesimo cambio di CEO. Risultati discreti che lasciano intravedere un certo ottimismo da parte degli analisti. Il settore dell'advertising continua a soffrire, causa soprattutto lo strapotere di Google, con un fatturato che scende da 1,9 a 1,89 miliardi di dollari per il display advertising (banner, finestre di pop-up all'interno di spazi web), mentre per la pubblicità legata al suo search si parla di un buon incremento di circa il 9%, sempre rispetto al 2011. Con introiti per 1,34 miliardi di dollari nel terzo quadrimestre del 2012 (+2% rispetto all'anno precedente, stesso periodo di riferimento), ha concluso l'annata con 4,46 miliardi di fatturato, ovvero 23 centesimi di utile per ogni azione. Secondo quanto riportato da Reuters, le azioni della compagnia di Sunnyvale sarebbero cresciute grossomodo del 30% dall'avvento del nuovo CEO Marissa Mayer. C'è anche da dire che i risultati costituiscono solo un buon inizio, ben altre sono le aspettative degli investitori, ma se qualcuno spera di riuscire a ritornare ai fasti di un tempo, beh, dovrà quantomeno aspettare un bel po'. L'impressione è che si stia tentando una lenta trasformazione, puntando sul settore mobile (le applicazioni per Flickr per esempio) e sulla personalizzazione dei servizi. Il problema grosso secondo noi, è però il motore di ricerca, troppo indietro rispetto a Google, non è in grado di attirare nuovi utenti e quindi di poter offrire loro servizi ed applicazioni. L'utente inizia a navigare partendo da motore di ricerca, quindi se su quella stessa pagina trova anche ciò che gli interessa, il gioco è fatto. Ma se il search non funziona…
Diamo uno sguardo ora al settore hardware.
AMD, il secondo produttore mondiale di cpu, chiude con una perdita di 1,18 miliardi di dollari. Colpa del mercato desktop che eè in crollo, ma anche dell'accordo con GlobalFoundries (473 mln di dollari). La borsa ha penalizzato il titolo, ma secondo i vertici si tratta di una fase transitoria, fatta anche di investimenti, allo scopo di poter affrontare con maggiore prontezza e competitività le sfide del futuro prossimo.
Per Intel, il primo chipmaker al mondo, i risultati rispetto al 2011, quindi su base annua, sono anche in ribasso: 53,3 miliardi di dollari di fatturato e 11 di utili, corrispondenti ad un calo rispettivamente dell'1,2% e del 15%. Anche in questo caso pesa la crisi del mercato, soprattutto dei dispositivi tradizionali, la concorrenza dei processori ARM. Intel rinuncerà a fabbricare schede madri in un futuro prossimo, ma si è lanciata nel segmento tablet e smartphone, sul quale si punta molto.
IBM invece perde solo l'1% di fatturato nel ultimo trimestre, rispetto allo stesso periodo del 2011. Aumentano però i ricavi, pari a 5,8 miliardi di dollari (+6%). Su base annua, il fatturato è invece calato del 2%, mentre i ricavi sono saliti del 5%. Il mercato di IBM è comunque differenziato rispetto ad AMD ed Intel, che si focalizzano esclusivamente sull'hardware.
Per ultimo, visto che siamo in periodo di mercato (calcistico), qualche notizia in merito.
Lenovo ha smentito qualunque interessa per Research In Motion, l'azienda candese che produce il noto smartphone. Pare che vi sia stata una non corretta interpretazione della risposta del CEO di Lenovo ad una domanda postagli da una giornalista. Ma anche il Milan diceva lo stesso di Balotelli…
Cisco ha venduto Linksys con l'intero ramo d'azienda a Belkin. L'affare dovrebbe fruttarle meno dei 500 milioni di dollari pagati nel 2003 per l'acquisizione. Dal canto suo Belkin ritiene che l'acquisizione le permetterà di conquistare circa il 30% del mercato del networking per home e small business.
Avviata la procedura di fallimento controllato per Atari Interactive Inc., una delle storiche società di videogiochi. La divisione statunitense dovrebbe vedere rivoluzionato il proprio business, passando allo sviluppo di piattaforme digitali a livello mobile. Sembra che vi siano già delle offerte per rilevarla. Comunque vada, non sarà più la stessa.