Nei giorni scorsi Wikileaks ha rilasciato dei nuovi documenti, stavolta riguardanti la guerra in Iraq.
In essi si narra di episodi in parte già noti, tra cui le torture operate nel carcere di Abu Ghraib, e l’uccisione di reporter e civili da parte di un elicottero Apache dell’esercito USA, rivelazioni sull’uccisione di Nicola Calipari, l’agente segreto italiano. Molti però sono anche i fatti nuovi che emergono, dei quali per prima ha voluto dare notizia Aljazeera. I principali attori sono i soldati iracheni, protagonisti di torture nei confronti di prigionieri, da cui estorcono confessioni con gli stessi metodi utilizzati dal regime di Saddam Hussein. Trattamenti di cui gli USA erano a conoscenza, ma che tranne in un caso, non sono mai stati contestati. E poi molti, troppi morti in cosiddetti incidenti. In tutto si parla di più di centomila morti. Tra questi almeno 66.000 civili, che per cause collegate alla guerra, hanno perso la vita. Fra questi, almeno 15.000 non erano noti. Ora invece si conoscono nomi, luoghi e date, grazie al lavoro di Wikileaks e dei suoi collaboratori. Un’importante fonte d’informazioni in tal senso è registro dell’esercito USA, rimasto sino ad oggi segreto, in cui tutte queste vittime venivano annotate, anche quelle delle fosse comuni. Registro che ha visto la luce grazie all’associazione umanitaria Iraq Body Count.
Come detto, i maggiori responsabili sono gli stessi soldati iracheni, tuttavia non mancano documenti che accusano anche gli Stati Uniti. Per esempio l’uccisione di civili presso posti di blocco, inclusi bambini e donne. L’imbarazzo dell’amministrazione USA è evidente, Hillary Clinton ha condannato la divulgazione di quei documenti. Secondo il governo statunitense infatti essi mettono a rischio la vita dei soldati americani nelle varie missioni. E ribadiscono “americani”. Pare che degli altri a loro non importi… Inoltre hanno rifiutato di collaborare per epurare la documentazione dai dati sensibili.
I dati pubblicati potranno essere utilizzati per condurre cause contro chi ha abusato del proprio potere, come riferito dal rappresentante di Iraq Body Count, John Sloboda, presente alla conferenza stampa a Londra, dove Julian Assange, il portavoce di Wikileaks, ha parlato di questi nuovi documenti.