Da molti anni al centro delle discussioni fra privacy e necessità d’intelligence, le problematiche relative alla data retention sono state recentemente affrontate dal Parlamento Europeo, che ha previsto l’eliminazione dell’obbligo di conservazione dei dati relativi alle comunicazioni dei cittadini europei da parte dei fornitori di servizi. Un norma attesa da lungo tempo anche nel nostro paese, dove il famigerato decreto Pisanu provocò l’accumulo e la conservazione di dati per anni ed anni da parte dei provider, con conseguenti innalzamenti dei costi e dubbi benefici per l’intelligence nostrana. Tuttavia, mentre in Europa i sostenitori dei diritti dei cittadini e le associazioni a favore della privacy plaudono alle nuove norme, c’è qualcuno che ha pensato bene di agire in senso opposto. E chi altri poteva essere se non quella nazione che sin dalla fondazione della Comunità Europea ha sempre agito per proprio conto anziché di concerto con gli altri stati? Parliamo ovviamente della Gran Bretagna, che solo poche settimane fa aveva paventato l’uscita dalla Comunità qualora fosse stata assegnata la presidenza a Junker. Purtroppo così non è stato, ed il governo è riuscito a legiferare, nel tempo record di una sola settimana, una legge che permette la continuazione della conservazione dei dati trasmessi sul proprio suolo (ivi compresi dunque cittadini di altre nazioni europee). La nuova legge, denominata DRIP, è stata promulgata allo scopo di consentire alle forze dell’ordine di continuare ad analizzare tali dati, ed ai provider di conservarli, al fine di individuare potenziali minacce terroristiche. La legge ha una scadenza prevista per il 2016.
Giusto o sbagliato che sia, l’opinione in merito la lasciamo ai lettori. Sta di fatto che ancora una volta la Gran Bretagna ha deciso di agire all’opposto di quelle che sono le indicazioni dell’Europa. Cosa ci stiano ancora a fare gli inglesi in questo gruppo, rimane un mistero.