La notizia della scomparsa di Giovanni ‘Nino’ Benvenuti segna la fine di un’era per lo sport italiano. Nato il 26 aprile 1938 a Isola d’Istria, attualmente in Slovenia, Benvenuti ha lasciato un’impronta indelebile nella storia del pugilato, non solo per le sue straordinarie vittorie sul ring, ma anche per il suo contributo come figura pubblica nel panorama culturale italiano, cosa non certo comune per un’atleta.
La sua carriera iniziò molto presto, con una passione che si manifestò già a tredici anni all’interno di una piccola palestra. La sua determinazione e il talento innato lo portarono a raggiungere traguardi straordinari. Il culmine della sua carriera olimpica arrivò nel 1960, quando conquistò la medaglia d’oro nella categoria pesi welter ai Giochi Olimpici di Roma, ricevendo anche la prestigiosa Coppa Val Barker come riconoscimento per la sua performance tecnica.
Passato al professionismo nel 1961, Benvenuti si distinse per le sue doti pugilistiche eccezionali: la tecnica raffinata, il movimento aggraziato, l’intelligenza strategica e la potenza nei colpi. La sua ascesa fu rapida e imponente: divenne campione italiano e, successivamente, campione europeo dei pesi medi. La vera consacrazione avvenne nel 1965, quando, battendo Sandro Mazzinghi in un acceso incontro a San Siro, conquistò i titoli mondiali WBA e WBC dei pesi superwelter.

Il 17 aprile 1967, Nino Benvenuti scrisse una delle pagine più brillanti della storia del pugilato italiano sconfiggendo l’americano Emile Griffith al Madison Square Garden di New York. Quel match, carico di emozioni, rappresentò un momento di riscatto e di orgoglio per il popolo italiano, che seguì l’incontro con trepidazione, nonostante la Rai avesse scelto di non trasmetterlo in diretta televisiva. La rivalità con Griffith si rivelò epocale, con tre confronti che tennero in apprensione gli appassionati di pugilato. Dopo aver perso la rivincita nel settembre dello stesso anno, Benvenuti recuperò il titolo nel marzo 1968, sempre nello stesso tempio della boxe newyorkese.
Le difese del titolo da parte di Benvenuti furono numerose, ma nel 1970 cedette il titolo mondiale all’argentino Carlos Monzón, un altro gigante del pugilato. Dopo un’ulteriore sfortunata sfida nel 1971, Benvenuti si ritirò dal ring, ma non dalla vita pubblica.
Anche al di fuori del ring, Benvenuti si distinse per il suo stile elegante e la sua personalità carismatica. Divenne ambasciatore dell’Italia nel mondo e intraprese una carriera proficua come attore e commentatore, continuando a influenzare generazioni di appassionati di sport. Le sue cronache degli incontri di pugilato riuscivano a coinvolgere anche gli spettatori meno interessati; nonostante sia uno sport moto coinvolgente, luui cercava comunque di mantenere un certo equilibrio, in ciò era simile al compianto giornalista Rino Tommasi. Nel 2020, la sua vita e le esperienze personali furono narrate in un fumetto, “Nino Benvenuti – Il mio esodo dall’Istria”, illustrato da Giuseppe Botte, che evidenziò la sua complessa storia legata all’esodo istriano.
Con la scomparsa di Nino Benvenuti, si chiude un capitolo importante della storia sportiva italiana, era uomo e sportivo d’altri tempi, difficile trovare qualcuno nel panorama attuale che possa raccoglierne l’eredità con lo stesso stile ed eleganza, dentro e fuori dal ring. Nino è finito al tappeto, e non si rialzerà più.