Nei giorni scorsi i media hanno pubblicato nuove rivelazioni sullo scandalo legato alle intercettazioni dell’NSA, il famigerato Datagate.
Secondo quanto pubblicato, le regole utilizzate dal software di “deep packet inspection” XKeyscore, utilizzato dall’agenzia statunitense, classificano come “estremisti” coloro i quali ricercano informazioni od accedono ai siti di piattaforme e software quali Tails, Tor, truecrypt. Tutti legali, si intende, e finalizzati alla sicurezza, privacy ed anonimato in rete. Tuttavia le regole imposte su XKeyscore marchiano anche chi semplicemente legge articoli su riviste online come Linux Journal. Cadere in questa rete significa essere marchiati per sempre dall’NSA come (pericolosi) estremisti, degni di particolare attenzione e quindi soggetti per sempre a monitoraggio. Dati che l’agenzia potrà conservare per sempre, e che confermano quanto le analisi non siano dirette a particolari individui o sospettati, stranieri o americani, ma che siano invece estese a tappeto, come un’enorme rete a strascico che cattura non solo le prede desiderate, bensì qualunque cosa. Nello specifico, è stato scoperto che il software in questione aveva preso di mira specificatamente due server Tor in Germania, ed un server di posta elettronica anonima situato nel MIT Computer Science and Artificial Intelligence Laboratory (CSAIL) a Cambridge, Massachusetts.
La buona notizia è che queste nuove rivelazioni paiono essere giunte da una nuova talpa in seno all’intelligence USA; i collaboratori di Snowden infatti asseriscono di non aver mai visto alcun sorgente relativo al programma XKeyscore.
Dal canto suo, il Washington Post ha pubblicato un nuovo scoop basato sugli incartamenti forniti da Edward Snowden. Secondo quanto riferito, 9 account su 10 fra quelli realmente intercettati dall’NSA, riguardano reali obiettivi dell’intelligence. Anche ipotizzando che non vi sia una corrispondenza 1:1 fra account ed individui reali, il numero di individui sottoposti ad intercettazioni senza motivo risulta di gran lunga maggiore; parliamo di una percentuale vicina al 90%. La metà circa dei file conservati dall’NSA riguarda cittadini americani (cioè, come già ribadito in altri articoli, come avveniva sotto il nazismo, i servizi segreti di un paese spiano i propri cittadini). Secondo quanto asserito dallo stesso quotidiano, i dati rastrellati avrebbero permesso la cattura di due terroristi, tali Muhammad Tahir Shahza (Pakistan 2011) e Umar Patek (Bali 2002). Per raggiungere tale scopo, l’NSA tuttavia non si è fatta alcuno scrupolo nel rastrellare comunicazioni ed immagine intime di almeno 10.000 individui che nulla avevano a che vedere con le indagini: donne in costume, uomini che esibiscono il proprio fisico, ritratti in lingerie ed immagini di bambini nudi, secondo quanto riferisce un articolo del quotidiano La Repubblica. Senza contare tutta la mole di dati comunque estremamente privati, come quelli medici, sociali, ecc. Ciò non fa altro che confermare quanto avevamo già descritto in un precedente articolo, ovvero la sfrenata passione dell’agenzia per i contenuti pruriginosi, quando non esplicitamente pornografici. Tutti dati che essa può conservare a tempo indeterminato, e dei quali non vi è alcuna garanzia, anche a causa dell’assenza di trasparenza, del fatto che qualche mela marcia non possa immettere direttamente su internet: le foto della vostra fidanzata in pose ammiccanti, della moglie, della sorella, e persino dei vostri bambini che fanno il bagnetto a casa o su di una spiaggia. Immagini che non verranno mai cancellate e che sono anzi destinate ad aumentare esponenzialmente. Vi piace l’idea che degli estranei possano vedere le foto private dei vostri bambini che avete condiviso coi vostri mariti, genitori o fratelli?