Human Rights Watch ha recentemente denunciato che le minacce e gli attacchi contro giornalisti e testate giornalistiche in Indonesia stanno avendo un effetto paralizzante sui media del paese. Sotto la presidenza di Prabowo Subianto Djojohadikusumo, il governo indonesiano dovrebbe intervenire con urgenza per proteggere la libertà dei media, adottando misure contro funzionari pubblici che formulano accuse infondate nei confronti dei giornalisti, danneggiando così il diritto alla libertà di espressione (uh, dove l’avevo sentita questa?).
È allarmante notare come i giornalisti siano stati malmenati mentre coprivano manifestazioni, aggrediti fisicamente da assalitori non identificati e minacciati nei loro luoghi di lavoro, anche mediante l’uso di carcasse di animali, come spesso fa la mafia in Italia. Molti dei recenti attacchi sembrano essere ritorsioni per le critiche mosse dai media alle modifiche alla legge sulle forze armate, che espandono significativamente il ruolo dell’esercito nel governo e indeboliscono i controlli legali sugli ufficiali abusivi. Funzionari governativi di alto livello hanno anche avanzato senza fondamento l’accusa che i giornalisti e le testate giornalistiche “promuovano interessi stranieri”. Anche in questo caso, non si tratta certo di una pratica sconosciuta: Russia, Burkina Faso, Mali, Niger, solo per fare alcuni nomi.
Meenakshi Ganguly, vice direttore per l’Asia di Human Rights Watch, ha dichiarato: “Il presidente Prabowo dovrebbe riconoscere che ulteriori attacchi contro giornalisti e figure dei media minerebbero le libertà di stampa fondamentali per i piani di crescita economica e giustizia sociale del governo in Indonesia.” Secondo Ganguly, è essenziale che il governo garantisca agli indonesiani la possibilità di esprimere liberamente le proprie opinioni senza timore di ritorsioni.
La testata Time, con una lunga storia di critica pubblica in Indonesia, è stata particolarmente bersagliata, per le critiche espresse nei confronti dell’amministrazione Prabowo. Il 20 marzo 2025, Francisca Christy Rosana, una giornalista cristiana della testata, ha ricevuto un pacco contenente una testa di maiale priva di orecchie, un gesto inquietante in una nazione a maggioranza musulmana! La giornalista è stata oggetto di doxing (la divulgazione di informazioni personali con intento malevolo), sua madre ha avuto il telefono hackerato e un familiare ha ricevuto minacce di chiamate anonime.
Le intimidazioni nei confronti del Time non si sono fermate a questo. Il 22 marzo, gli addetti alle pulizie presso l’ufficio di Jakarta hanno trovato una scatola contenente sei ratti decapitati, un’altra chiara azione intimidatoria contro i sei conduttori del podcast “Bocor Alus Politik”, noto per la discussione di temi politici sensibili e le critiche al governo.
Le misure di sicurezza dei giornalisti si sono intensificate; molti hanno installato telecamere di sorveglianza e dashcam per monitorare eventuali aggressori. Setri Yasra, caporedattore del Time, ha affermato: “Se l’intento è spaventare, noi non ci lasciamo intimidire.”
I recenti eventi non si limitano a minacce e attacchi fisici, ma includono anche l’aggressione delle forze di polizia. Il 24 marzo, la polizia ha costretto due giornalisti a cancellare foto e video dopo aver represso una protesta a Surabaya contro le modifiche alla legge militare. Questi eventi fanno parte di un crescente modello di abusi contro la stampa, con 14 giornalisti e studenti di giornalismo colpiti durante la copertura di manifestazioni in tutto il paese.
In alcune occasioni, l’esercito stesso è stato implicato negli attacchi contro i giornalisti. In Papua, ad esempio, il 16 ottobre 2024, è stata lanciata una bomba al nichel presso la redazione del Jubi news media, provocando danni significativi. Nonostante le indagini della polizia abbiano identificato soldati indonesiani come responsabili dell’attacco, l’esercito ha rifiutato di procedere con il caso per mancanza di prove sufficienti.
Altri episodi di violenza hanno scosso il settore dell’informazione, come l’assassinio di Rico Sempurna Pasaribu, un reporter di Tribata TV, il quale è stato ucciso insieme alla sua famiglia per il suo lavoro giornalistico. Sebbene tre persone siano state arrestate e condannate, non sono state prese misure contro il sergente dell’esercito che ha ordinato l’attacco.
In un contesto simile, a febbraio, la Polizia Nazionale ha emesso una nuova regolamentazione che impone a giornalisti e ricercatori stranieri di ottenere permessi di lavoro in “determinate località”, senza specificare quali siano. Tale normativa conferisce poteri significativi alla polizia, ostacolando ulteriormente il lavoro dei giornalisti.
Inoltre, si segnala che i media sono stati soggetti a attacchi digitali, con oltre un miliardo di attacchi DDoS contro il sito del Time nel mese di aprile 2025. Questi attacchi hanno reso i giornalisti più cauti nelle loro inchieste e reporting.
“L’amministrazione Prabowo dovrebbe rafforzare la propria posizione come un governo rispettoso dei diritti, avviando indagini serie su minacce e attacchi contro i media,” ha concluso Ganguly. “Le autorità dovrebbero inoltre revocare restrizioni inutili, comprese quelle relative ai permessi di viaggio per i giornalisti stranieri, e permettere loro di svolgere il proprio lavoro.”
Purtroppo la deriva autoritaria del Paese non è così inaspettata, si sta verificando ciò che accade in questo momento in molte parti del mondo, compresa l’Europa. Fino a qualche anno fa le preoccupazioni maggiori riguardavano i diritti civili in un contesto di legge islamica che mirava a limitare i diritti soprattutto delle donne (come il caso dei pantaloni citato sulle pagine di questo sito), ma ora l’ambiante si sta ulteriormente scaldando, e non si vedono pompieri all’orizzonte.