Dopo anni di polemiche, rumor, discussioni, Fair Labor Association un'associazione no profit, ha stilato un rapporto sulle condizioni di lavoro negli stabilimenti Foxconn.
L'azienda taiwanese fornisce ed assembla componenti per tutti i maggiori produttori di hardware del mondo, da Apple ad HP, da Dell a Microsoft e tanti altri. Sono anni che si parla delle condizioni dei lavoratori cinesi di quest'azienda, che possiede impianti sparsi in tutto il paese ed anche all'estero. L'elevato numero di suicidi dei dipendenti, i contratti per i nuovi assunti in cui ci si impegnava a non suicidarsi ed a non chiedere risarcimenti, gli incidenti e tanto altro, hanno fatto si che Foxconn diventasse nel mondo sinonimo di sfruttamento della manodopera da basso costo. Ora Fair Labor Association ha intervistato 35mila dipendenti, indagando su monte ore lavorate, stipendi e condizioni di lavoro nelle fabbriche di Guānlán 观澜, Chéngdū 成都 e Lónghuà 隆化. Se prima Apple e gli altri clienti della Foxconn sostenevano che gli stabilimenti fossero una specie di paradiso dei lavoratori, grazie alle annesse strutture ricreative come cinema, ristoranti, sale giochi, ecc, ora l'associazione non profiti ha finalmente certificato, nero su bianco, come stanno le cose. Tra i vari problemi, ci sono le troppe ore di straordinari lavorate e non correttamente retribuite (straordinari calcolati ogni 30 minuti: se si lavora per 29, niente straordinario), gravi problemi nella gestione della sicurezza e nella salute dei lavoratori, difficoltà di comunicazione fra i vari livelli che ha portato ad un comune senso di insicurezza tra i lavoratori. Si parla di più di 50 gravi violazioni, che infrangerebbero anche le leggi cinesi. Lavoratori esposti a sostanze chimiche dannose, senza protezione, spesso senza alcun avvertimento; impianti di ventilazione non in regola, mancanza di uscite di sicurezza, documentazione non corretta. Gli operai spesso saltano il giorno di riposo obbligatorio per legge, arrivando alle 60 ore settimanali o più, allo scopo di guadagnare più della paga base che ora, a seconda dello stabilimento, va dai 270 € ai 340 circa. Paga che comunque è maggiore rispetto a tante altre fabbriche in Cina, ma che i dipendenti della Foxconn non ritengono sufficiente per le proprie esigenze. Eppure alcuni Cinesi residenti in Italia ci hanno riferito che in Cina si riesce a vivere con 200€! Forse nelle zone rurali, avendo già una propria abitazione, di certo non ci si diventa ricchi. Questo è probabilmente uno dei paradossi della nazione oltre la Grande Muraglia: nemmeno i suoi abitanti sanno esattamente come funzionano le cose laggiù. Non lo diciamo per presunzione, ma pur considerando le testimonianze pubblicate dai mass media occidentali come di parte, ci sono cose che noi abbiamo visto in prima persona, o che ci sono state riportate da persone degne della nostra fiducia. Molti lavoratori sono felici di poter lavorare sino a scoppiare, solo per poter portare a casa 50€ in più; fa comodo a loro ed anche ai padroni. Purtroppo spesso né loro si rendono conto, né vengono avvisati dei pericoli che esistono nel luogo di lavoro, e quando ci si lascia le penne o comunque si subisce un qualche danno è troppo tardi, ed in fondo i risarcimenti, anche per i cuori più aridi, saranno, forse, una magra consolazione.
Il rapporto, che giunge in concomitanza alla visita del CEO di Apple Tim Cook in Cina, ha spinto i vertici di Foxconn a promettere miglioramenti nelle condizione miglioramenti nelle condizioni di lavoro. Ciò comporterà probabilmente un aumento dei costi, ma innanzitutto sarà da vedere quando e come verranno implementate le migliorie, se saranno realmente efficaci o solamente di facciata.
Ciò che comunque va sottolineato, è che il rapporto ha finalmente messo fine a qualunque speculazione sulla vicenda Foxconn. Ora è tutto scritto e certificato.
In questa sede abbiamo spesso criticato Apple ed il suo management (ed ora abbiamo anche la conferma del fatto che avevamo, come molti altri, ragione); ci preme tuttavia sottolineare che l'azienda di Cupertino ha collaborato alla stesura del rapporto ed all'indagine, facendo anche pressione su Foxconn affinché non vi fossero ostacoli. Non ci risulta che gli altri giganti dell'IT che si riforniscono presso la compagnia di Taiwan abbiano fatto lo stesso.
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